Podestà, commissari e segretari
comunali di Rigolato (1926-45)

Ringrazio Angelo Candido e i proprietari delle fotografie per la collaborazione.

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Saggio ginnico sul piazzale del municipio. Rigolato, domenica 26 maggio 1935  Saggio ginnico sul piazzale del municipio. Rigolato, domenica 26 maggio 1935

Saggio ginnico sul piazzale del municipio. Rigolato, domenica 26 maggio 1935
(Foto di Antonio Belfiore - Archivio foto Rigolato di Angelo Candido - restaurata e colorata da Aurelio Durigon)

Chi volesse conoscere la sequenza cronologica dei podestà e commissari del Comune di Rigolato nel periodo fascista dovrebbe impegnarsi in ricerche non sempre agevoli. Questo articolo mira a soddisfare tale curiosità. Si basa su atti e documenti della Prefettura di Udine - Ufficio di Gabinetto, conservati all'Archivio di Stato di Udine1, e su articoli apparsi sulla stampa quotidiana locale, consultati on line mediante la piattaforma Sezione Friulana - Periodici on-line della Biblioteca Civica Joppi di Udine. Ciò spiega perché tratti quasi solo di aspetti connessi alla nomina/cessazione dei podestà e dei commissari prefettizi.

Podestà e commissari

Con le leggi fascistissime del 1926, gli organi elettivi comunali - consiglio, sindaco, giunta - vennero soppiantati dal podestà di nomina governativa. Il prefetto, qualora l'avesse ritenuto possibile, poteva inoltre nominare una consulta municipale con attribuzioni meramente consultive. L'ufficio di podestà doveva essere svolto a titolo gratuito. Le deliberazioni podestarili erano sottoposte all'approvazione in alcuni casi della Giunta provinciale amministrativa e negli altri del prefetto2.

Tra il 1926 e il 1945 alla guida del Comune di Rigolato si alternarono cinque persone:

  • 1926-29, Giovanni Battista D'Andrea, podestà, nominato il 23/09/1926 (giuramento 30/09/1926);
  • 1929-30, Mauro Di Sopra, commissario, nominato il 03/01/1929 (giuramento 13/01/1929);
  • 1930-30, Silvio Vidale, commissario, nominato il 18/05/1930 (giuramento 22/05/1930);
  • 1930-34, Silvio Vidale, podestà, nominato il 13/11/1930 (giuramento 22/11/1930);
  • 1934-35, Silvio Vidale, commissario, nominato il 22/11/1935;
  • 1935-39, Giovanni Battista Gracco, podestà, nominato il 25/03/1935 (giuramento 08/04/1935);
  • 1939-43, Giovanni Battista Gracco, podestà, nominato il 21/03/1939;
  • 1943-45, Giovanni Battista Gracco, podestà, nominato il 06/05/1943;
  • 1945-45, Giovanni Battista Gussetti, commissario, nominato il 27/04/1945.

Giovanni Battista D'Andrea

Giovanni Battista Eugenio D'Andrea, il primo podestà di Rigolato, fu nominato con regio decreto del 23 settembre 1926. Si insediò il 30 settembre successivo, dopo aver giurato davanti al sotto prefetto di Tolmezzo «di essere fedele al Re ed ai suoi Reali successori, di osservare lealmente lo Statuto e tutte le altre leggi dello Stato e di adempiere alle ... funzioni col solo scopo del bene inseparabile del Re e della Patria»3.

Giovanni Battista D'Andrea

Giovanni Battista D'Andrea, Rigolato 8.8.1899 - S. Maria la Longa 23.4.1957
(Collezione privata Rigolato)

 

Era giovane, essendo nato a Rigolato l'8 agosto 1899 da Giulio e Rosa Candido. Come diversi compaesani che, dopo l'annessione al Regno d'Italia, lo avevano preceduto alla guida del comune, esercitava la professione di geometra. Celibe, coabitava col padre, poliedrico imprenditore (albergatore, negoziante, commerciante di legname, titolare di una segheria), e il fratello Leone, pure negoziante in legname, ambedue in rapporti di affari col comune, grande proprietario di boschi. Inoltre, dalla sua costituzione avvenuta il 20 febbraio 1926, ricopriva il ruolo di segretario politico della sezione rigoladotta del Partito Nazionale Fascista.

Ci fu chi nella sua nomina a podestà intravide un conflitto tra interessi pubblici e privati; non mancarono malumori, denunce più o meno anonime e conseguenti indagini e ispezioni. Il conflitto d'interessi poteva incrinare l'immagine e la popolarità del regime, che seguì con attenzione il problema e cercò di sedarlo. La cosa maturò formalmente il 12 giugno 1928, quando il prefetto - in contrasto col parere espresso dall'ispettore Guglielmo Bianchi in una relazione molto benevola - contestò al podestà incompatibilità sia di ordine morale, riconducibili a interferenze "private" ritenute in parte inevitabili a causa della "ristrettezza" del contesto, che di ordine giuridico, individuate nella partecipazione del padre Giulio al consorzio appaltatore del dazio comunale sui consumi. Gio Batta D'Andrea reagì dimettendosi prontamente (17.6.1928), ma le sue dimissioni vennero congelate per difficoltà legate alla individuazione di un successore. Il 25 giugno 1928 rassicurò il prefetto sulle sue intenzioni («do assicurazione che non abbandonerò le funzioni finché non riceverò concrete disposizioni»), ma sottolineò l'urgenza della sostituzione in quanto «per le imposte dimissioni» si trovava in uno stato d'animo che non gli permetteva di operare «colla dovuta attività e passione». Inoltre i presunti motivi di incompatibilità erano da sempre a conoscenza della prefettura che avrebbe dovuto tenerne conto subito e non a insediamento avvenuto. Concluse con una vibrante protesta in cui rivendicò il ruolo di precursore del fascismo a Rigolato4.

Di ciò che mi dolgo è del modo poco riguardoso usato da codesto Ufficio verso di me.
I buoni cittadini che comprendono come sono le cose, e che ben mi conoscono, mi stimano oggi più di ieri; ma i miei pochi avversari, debitori morosi del Comune, ambiziosi del potere, individui che lottano e che brigano per aver cariche ed impieghi, oggi inneggiano alla vittoria, e contenti di essersi liberati di un individuo che stava loro nei piedi, tentano di gettare fango sulla mia persona mistificando le ragioni delle mie dimissioni.
No, non è così che si agisce verso il primo fascista di Rigolato, verso colui che in altri tempi ha affrontato l'intiera popolazione per il trionfo della santa causa fascista5.

Alla fine di ottobre, fu però la Direzione generale dell'amministrazione civile del Ministero dell'Interno, da Roma, alla quale era pure pervenuto un esposto, a chiederne conto al prefetto di Udine e successivamente a sollecitarne la sostituzione in quanto palesemente «incompatibile all'ufficio podestarile»6. Nell'esposto si indicavano cinque incompatibilità giuridiche (il padre socio del consorzio esercenti gestore del dazio consumo appaltato dal comune; il fratello Leone aggiudicatario di lotti di piante vendute dal comune; l'essere insegnante al corso integrativo con stipendio a carico del comune; l'eseguire prestazione professionali come geometra anche a carico del comune) e diverse incompatibilità morali, tra le quali una causa pendente alla Corte d'Appello di Venezia per «subornazione di testimoni punibili al ministero con 16 mesi di reclusione»7.

Il 15 dicembre 1928 Giovanni Battista D'Andrea, che nel frattempo aveva partecipato, superandolo, a un concorso pubblico8, rassegnò nuovamente le dimissioni, ma questa volta per "ragioni professionali", «dovendo assumere servizio in qualità di Segretario Comunale al Comune di Montereale Cellina»9.

Mauro Di Sopra

Nel posto di podestà lasciato libero da Giovanni Battista D'Andrea subentrò provvisoriamente il geometra, con radici rigoladotte, Mauro Di Sopra, residente a Chialina, nominato commissario prefettizio con decreto del 3 gennaio 1929 e insediatosi ufficialmente il 13 gennaio successivo.

Era nato a Chialina nel 1906; suo padre Prospero Lino, muratore, nato a Stalis nel 1860, si era trasferito a Chialina in seguito al matrimonio con Maria Margherita Larice stipulato nel 1885. Iscritto al Partito Nazionale Fascista, sezione di Ovaro, era stato esentato dal servizio militare in quanto figlio unico di madre vedova. La Federazione provinciale del PNF ne perorò la nomina sottolineando - oltre alla sua appartenenza al Direttorio del Fascio di Ovaro, del quale aveva assunto la reggenza, alla «situazione politica non buona di Rigolato» e alla «mancanza assoluta di un uomo» del luogo idoneo allo scopo - l'opportunità di riconoscergli una indennità «essendo giovane professionista con famiglia a carico e di modeste condizioni economiche»10.

Ebbe un rapporto conflittuale col segretario comunale Virgilio Candido, che lo accusò di favoritismi e scorrettezze nello svolgimento di alcune aste di vendita di legname e di uso poco chiaro del denaro pubblico. Il contrasto coinvolse oltre al prefetto anche il partito nazionale fascista che si schierò col Di Sopra, sostenendo, in una lettera inviata al prefetto, «che la situazione del Comune di Rigolato, imperniata sul malcontento di poche persone spodestate e colpite nei loro interessi, è stata prospettata nei modi di cui l'E.V. è a conoscenza dietro il suggerimento e la sobillazione di quel Segretario Comunale che è del luogo e quindi naturalmente attaccato a persone e a vicende del Comune», ed inoltre che lo stesso «agisse sotto l'impulso dei nervi e talvolta contro gli interessi del Comune» e suggerì il suo trasferimento11. Dal canto suo Virgilio Candido stese un dettagliato memoriale e tenne costantemente informato il prefetto sulle irregolarità amministrative e sulle indebite pressioni del commissario.

Mauro Di Sopra fu sempre sostenuto dal PNF dal quale venne anche indicato come possibile podestà. Quando il prefetto sembrò invece orientato a nominare Silvio Vidale il partito puntò su una dilazione della decisione motivandola con l'esistenza di una situazione politica «tale da richiedere ancora per qualche mese la permanenza al posto di Commissario Prefettizio del sig. geom. Di Sopra»12. Successivamente la proposta perse consistenza in quanto Mauro Di Sopra non risiedeva nel comune (il requisito della residenza era stato da poco dichiarato non derogabile). Infine, proprio per questa mancanza - segnalata anche da una lettera anonima spedita al Ministero dell'Interno - venne sostituito.

Silvio Vidale

Gli subentrò provvisoriamente, sempre in qualità di commissario prefettizio, Silvio Vidale, nominato il 18 maggio 1930 e insediato il 22 successivo.

Silvio Vidale diciassettenne

Silvio Vidale diciassettenne, 12 dicembre 1913, Premiato stabilimento fotografico Malignani, Udine, Riva del Castello 3 (Collezione di Stelia Candido)

 

Era nato a Rigolato il 16 febbraio 1896 da Giovanni Battista e Anna Vidale. Sposato con l'insegnate Olga Paolina Rasera, aveva due figli e lavorava come ragioniere alla Ferrovia Val Degano. Reduce della grande guerra, ex tenente dell'esercito decorato con medaglia d'argento al valore militare, era iscritto al PNF. Inoltre aveva già avuto una breve esperienza amministrativa, in quanto dal 25 novembre 1927 al 10 gennaio 1928 aveva sostituito, sempre in qualità di commissario, il podestà Giovanni Battista D'Andrea, assente per motivi personali13.

 

Logo del rag. Silvio Vidale   Logo del rag. Silvio Vidale perito commerciale

 

Il 30 ottobre 1930 il prefetto ne propose la nomina a podestà, poiché aveva «dimostrato durante il periodo di oltre cinque mesi di possedere buone qualità di amministratore», e, oltre a possedere i requisiti richiesti, era disponibile «a disimpegnare l'incarico gratuitamente»14. Così avvenne. Nominato podestà il 13 novembre 1930 si insediò il 22, dopo il giuramento di rito.

Durante il suo mandato portò a termine la costruzione del municipio. Il relativo iter era stato avviato qualche anno prima, ma solo nel 1926 - abbandonati precedenti progetti di ristrutturazione della canonica, sede allora anche del Comune (due locali al piano terra) - si era optato per una costruzione completamente nuova. La scelta del fondo su cui erigerla risultò controversa. Nell'aprile 1926 una commissione costituita per iniziativa del Comune individuò un'area situata in Val (in pratica sul lato dell'attuale piazza Durigon posto di fronte al giardino della casa Gussetti) come quella più idonea. Nel successivo mese di ottobre, a pochi giorni dall'insediamento, il podestà Giovanni Battista D'Andrea affidò al geometra Secondo Vidale da Magnanins l'incarico di trattare col cav. Amedeo Zanier il suo acquisto. Ma l'iniziativa naufragò per l'esosità delle richieste. Nel 1930 Silvio Vidale, subentrato alla guida del comune, optò pertanto per l'acquisto di un fondo in località Mâs, ubicato in posizione meno centrale. Ciò scatenò la reazione in particolare del maestro Guido Gussetti, che, fatto inutilmente ricorso al prefetto, coinvolse direttamente il partito. Infatti la sezione locale del PNF invitò il podestà a modificare la decisione, costituì una propria commissione per la scelta del fondo e promosse una raccolta di firme per contrastare le scelte effettuate.

Silvio Vidale segnalò la cosa al prefetto con una lettera riservata spedita il 25 ottobre 1931, nella quale sostenne che «il Segretario Politico locale Maestro Guido Gussetti» svolgeva «azione spesso in contrasto» colle sue «direttive, per quanto concerne l'Amministrazione del Comune». Lo informò, quindi, dell'«ultima e recente attività svolta dal Segretario Politico», consistente nell'«inviare per le Frazioni avanguardisti per la raccolta di firma fra la popolazione» con lo scopo di «servirsi di queste, per intralciare la decisione già da tempo presa (in un primo tempo di comune accordo col Segretario Politico) di addivenire, date le disgraziate condizioni in cui si trovano attualmente gli uffici, alla costruzione dell'edificio Comunale con gli uniti locali per le sedi del P.N.F., Milizia, Fascio giovanile, Balilla, Piccole italiane, Sindacati, Combattenti, nonché sala per proiezioni istruttive.» Poiché il fondo era già stato acquistato, concluse osservando che il risultato dell'iniziativa sarebbe stato solamente quello di «portare disordine ed eccitare gli animi di questa, finora, pacifica popolazione»15.

 

Ente Opere Assistenziali

 

Le indagini vennero affidate ai carabinieri, i quali confermarono il quadro descritto da Silvio Vidale e aggiunsero altri particolari. Stando a loro l'acquisto del terreno «provocò l'ira del Segretario politico, il quale avrebbe desiderato che la casa comunale fosse costruita sul fondo dirimpetto alla sua casa, non già per necessità pubblica, bensì per dare maggior valore alla sua abitazione ed anche per comodità personale». Per questo «dopo di aver protestato personalmente verso il Podestà, inoltrò anche ricorso contro la decisione Prefettizia, però con esito negativo» e quindi «allo scopo di intralciare l'opera del Podestà, circa un mese addietro, sobillando molti cittadini del luogo, faceva raccogliere alcune firme di capifamiglia per dimostrare all'Autorità competente la disapprovazione della cittadinanza in merito al nuovo Municipio, ed asserendo che nel Comune vi erano tanti altri lavori più urgenti e necessari più della casa comunale»16.

Il maestro Gussetti dovette cedere e venne «trasferito con decreto prefettizio» in quanto la sua presenza «era nociva all'ordine e alla tranquillità del Comune». Ma le pressioni del partito furono talmente forti da indurre il Podestà a rilasciare una dichiarazione di buona fede nei suoi confronti «che provocherà la revoca del decreto e il ritorno del Gussetti a Rigolato dove ricomincerà la sua campagna di aggressione contro tutti»17.

Silvio Vidale

Silvio Vidale (Collezione privata Rigolato)

 

Il 16 giugno 1933 Silvio Vidale, in seguito alla vincita di un concorso, fu assunto «quale ragioniere presso l'Amministrazione Provinciale di Udine» e rassegnò le dimissioni18, che anche in questo caso vennero congelate per la difficoltà di trovare un successore.

Nel mese di dicembre 1933 si trasferì a Udine. Frattanto le ricerche del successore continuarono, anche in previsione dell'imminente scadenza del mandato. Silvio Vidale in un primo tempo (17.6.1934) indicò come possibile successore Emilio Pochero, che ricopriva la carica di delegato podestarile, e in un secondo tempo (16.8.1934), al suo diniego, «Gervasio Lepre fu Sebastiano sposato con figlia; ex sergente degli alpini, capogruppo degli alpini in congedo ed ultimo Sindaco del Comune che, pur essendo iscritto da poco al partito ha sempre nutrito sentimenti italianissimi ed ai requisiti di onestà e serietà unisce quello di riscuotere la fiducia della popolazione»19. La proposta scatenò la reazione dei fascisti della prima ora e del partito. La Federazione udinese del PNF sostenne che l'eventuale nomina non sarebbe stata «bene accolta dalla popolazione ed in special modo dai vecchi fascisti del luogo» in quanto «il Lepre è iscritto al P.N.F. dal 7 dicembre 1933 ed è noto che la sua iscrizione è dovuta a necessità per conservarsi il posto di gerente della Coop. Carnica di Consumo, Filiale di Rigolato», inoltre «fu sindaco socialista per parecchi anni ed a suo tempo esponente socialista di Rigolato». Propose invece la nomina di Giovanni Battista Gracco che «per non avendo molta competenza di amministrazione è dotato di buon senso e dirige bene la sua famiglia ed i suoi affari», magari preceduta da un incarico temporaneo a Ettore Torelli che avrebbe così potuto studiare serenamente l'ambiente e proporre «con sicurezza un camerata che riscuotesse la fiducia dei fascisti». L'ambiente era pervaso da un certo nervosismo e pareva «opportuno anche un rimaneggiamento del Fascio che sarà effettuato quanto prima»20.

Alla scadenza del mandato di Silvio Vidale nessuna decisione era stata presa e pertanto il 22 novembre 1934 egli venne provvisoriamente nominato commissario prefettizio, «in attesa delle ulteriori determinazioni in ordine alla nomina di Podestà»21. In tale veste rimase in carica fino ai primi giorni d'aprile del 1935, quando finalmente gli subentrò, come podestà, Giovanni Battista Gracco.

Giovanni Battista Gracco

Venne nominato podestà con decreto 25 marzo 1935 e assunse la carica l'8 aprile.

Era nato a Rigolato il 23 aprile 1886 da Giovanni Battista e Maria Gortana, sposato con Teresa Lepre, senza figli, di religione cattolica e agricoltore «in buone condizioni economiche perché proprietario di una casa per uso abitazione e di vari appezzamenti di terreno per un valore complessivo di L. 50.000 circa»22. Aveva conseguito la licenza elementare e preso parte alla grande guerra col grado di sergente maggiore dei bersaglieri, ottenendo la promozione ad aiutante di battaglia e meritandosi la medaglia di bronzo al valore militare. Era stato insignito anche della medaglia di bronzo al valore civile per avere preso parte, nel 1908, ai soccorsi ai terremotati calabresi e siciliani. Infine era presidente dell'Associazione nazionale combattenti di Rigolato e iscritto al PNF dal 1° marzo 1933.

Gio Batta Gracco e la moglie Teresa Lepre

Gio Batta Gracco e la moglie Teresa Lepre (Collezione privata Rigolato)

 

Successivamente la carica gli venne riconfermata per due quadrienni (scadenti il 4.4.1943 e il 4.4.1947), ma la ricoprì fino al 26 aprile 1945, quando le sue pressanti richieste di dimissioni vennero finalmente accolte. Nel fascicolo della Prefettura non c'è nulla in grado di documentare i riflessi sul Comune dei passaggi che dalla caduta di Mussolini portarono alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana e alla creazione della Operationszone Adriatisches Küstenland con la nomina dei deutsche Berater (consiglieri amministrativi dei prefetti italiani). L'unica traccia indiretta (contenuta in una lettera di richiesta informazioni) riguarda l'esistenza di un «esposto a firma di numerosi abitanti di Rigolato, capolista Pellegrina Mario» col quale veniva proposto come commissario prefettizio Giovanni Battista Gussetti «in sostituzione dell'attuale Podestà, Gracco Giovanni Battista, esponente del passato regime»23.

Le lettere di dimissioni di Giovanni Battista Gracco, indirizzate prima al prefetto e poi, su indicazione di quest'ultimo, al Deutsche Berater, meritano di essere riportate per intero, in quanto riflettono la drammaticità del momento oltre che dal punto di vista di un funzionario del regime in disfacimento anche da quello più personale dell'autore.

Rigolato, 21 febbraio 1945.
Debbo segnalare, per i provvedimenti del caso, che mi trovo nell'impossibilità assoluta di mantenere oltre la carica. Ho sessanta anni; la moglie continuamente abbisognevole di assistenza e di cura perché malaticcia; un nipote che ho adottato come figlio ha dovuto pure lui lasciare la casa per il servizio di lavoro obbligatorio; abito distante dalla sede municipale; ho una piccola azienda agricola, unica dalla quale traggo i mezzi di vita e che trovasi in stato di semi-abbandono, perché le esigenze dell'ufficio municipale già da tempo non mi consentono di curarmene come si dovrebbe.
La popolazione, letteralmente non mi riconosce alcuna autorità, se non per chiedere quello che per ragioni di contingenza non mi è possibile procurarle ed attribuisce ogni disagio, alla mancanza in Comune di un rappresentante che risponda alle esigenze attuali.
Malgrado la collaborazione del Segretario e del restante personale d'ufficio, molti problemi e tra questi alcuni di somma importanza quale ad esempio è quello della distribuzione del latte alle famiglie non produttrici e povere, non è a tutt'oggi definitivamente sistemato.
La truppa cosacca di occupazione opera visite domiciliari nelle famiglie e prelievi di ogni genere, senza alcun senso di economia e di rispetto umano; così la popolazione vede ad esempio fare il più spudorato uso e sciupio di quel foraggio racimolato con sacrifici inauditi in montagna ad oltre 1800 m. e spesso a partire per Paluzza o per altre destinazioni su dei rotabili sovraccarichi.
È perfettamente inutile parlarne al Comando locale, al Comando Germanico vicino ed ogni altro espediente per evitare questi fatti che non si sa fin quando potrà ancora sopportare questa esasperata popolazione. Espedienti comunque questi già usati e che neanche sono valsi a mitigare la situazione. Risultato ultimo anzi di essi, che ieri sono state prelevate d'imperio da questa Sede Municipale dove erano stati depositati per sottrarli a furti e ad avarie, un considerevole numero di materassi di crine e di brande in ferro di proprietà del Collegio Orfani di Guerra di Rubignacco e che malgrado le mie proteste, senza un cenno di ricevuta, sono partiti su dei carri alla volta di Paluzza.
Le inimicizie inevitabili per un Podestà che ricopre la carica da ben 10 anni, hanno preso ad oltranza il sopravento su di lui. Perduta quindi ogni personalità, ogni autorità, ogni prestigio. Questo stato di cose ha determinato una depressione tale sul mio fisico e sul mio morale, che per mille e mille ragioni mi trovo nella impossibilità di continuare a mettere piede in Municipio, mentre per ragioni di salute ho urgente bisogno di ritirarmene definitivamente e come da suggerimento del medico locale, di allontanarmi per un periodo dal Paese.
Prego quindi, nell'interesse non solo del pubblico Ente ma altresì del prestigio dell'E.V. e per ogni altra ovvia considerazione in dipendenza dello stato di cose di cui sopra, di provvedere con la possibile urgenza alla mia sostituzione.
Non mi permetto di fare nominativi di persone che potrebbero ricoprire la carica con maggiore competenza e con maggiore autorità di quanta ne ho io, sapendo che in questi momenti tutti cercano di esimersi dalle pubbliche cariche, ma certamente all'E.V. non può mancare la possibilità di averne la segnalazione per altre vie.
Sarò grato all'E.V. dell'urgente interessamento nel senso di cui sopra, e con la massima considerazione.
Il Podestà. Gracco Giov. Battista24

Il prefetto rispose il 1° marzo informando che i fatti esposti nella lettera erano «stati segnalati alla competente Autorità Germanica» e indicando l'opportunità di rivolgersi «direttamente al rappresentante del Deutsche Berater in Tolmezzo». Inoltre fece presente che doveva considerarsi «mobilitato civile» e che la richiesta di esonero dalla carica non poteva essere accolta fintanto che non avesse trovato altra persona disposta ad accettare «l'incarico di Commissario Prefettizio, anche verso indennità sul bilancio comunale»25.

Come suggerito dal prefetto, il 20 marzo 1945 Giovanni Battista Gracco inviò la richiesta di dimissioni anche al Deutsche Berater di Tolmezzo. La lettera, simile alla precedente ma con varianti molto significative, si conclude con un elenco di possibili sostituti. Eccola.

Rigolato, 20 marzo 1945.
Debbo segnalare, per i provvedimenti del caso e di competenza della S.V., che mi trovo nell'impossibilità assoluta di mantenere oltre la carica.
Ho sessanta anni. La moglie è continuamente malaticcia ed abbisognevole di assistenza e di cura. Non ho figli ma ho adottato un nipote che deve però rimanersi assente da casa perché soggetto al servizio obbligatorio del lavoro. Ho una piccola azienda agricola, unica dalla quale traggo i mezzi di vita e che trovasi in stato di semi abbandono, perché le esigenze attuali dell'Ufficio Municipale non mi consentono di curarmela come si dovrebbe.
La popolazione, letteralmente non mi riconosce alcuna autorità, se non per chiedere quello che per ragioni di contingenza non mi è possibile procurarle ed attribuisce ogni disagio, alla mancanza in Comune di un rappresentante che risponda alle esigenze attuali, per età, per cultura e per ogni altra attitudine.
Ometto, per ragioni di brevità, ogni relazione sull'atteggiamento avuto dalle truppe cosacche di occupazione locali in fatto di requisizioni e di prelievi di genere e derrate di ogni specie, nonché su moltissime violazioni domiciliari operate purtroppo senza alcun senso di rispetto umano e mi limito solo a dire in proposito, che anche questi atti, spesso inconsulti, hanno fortemente contribuito ed in primissimo luogo, alla creazione in questa comunità, del sopra-indicato, preoccupante, stato di cose.
Le inimicizie inevitabili per un Podestà che ricopre la carica da ben dieci anni, hanno preso ad oltranza il sopravento su di me, quindi, per essere esplicito, perduta ogni autorità, ogni prestigio, ogni personalità. Questo stato di cose ha determinato una depressione tale sul mio fisico e sul mio morale, che per mille e mille ragioni non mi è possibile di continuare a mettere piede in Municipio, mentre per ragioni di salute ho urgente bisogno di ritirarmene definitivamente e di allontanarmi per un periodo dal Paese.
Prego vivamente la cortesia della S.V., per le circostanze di cui sopra, nell'interesse del pubblico Ente e per il prestigio anche delle Superiori Autorità, di provvedere con la possibile urgenza e possibilmente per il I° del prossimo aprile, epoca in cui ho in animo di trasferirmi per un periodo di riposo in Friuli, alla mia sostituzione.
Do qui di seguito i nominativi di alcune persone del Comune che potranno assumere la carica con maggiore competenza e con maggiore attitudine di quanta ne ho io:
- Zanier Luciano fu Amedeo di anno 38, coniugato, industriale;
- Vidale geom. Secondo di Candido, di anni 54, coniugato, libero professionista;
- Gussetti Gio Batta fu Ilario di anni 64, coniugato, possidente;
- Durigon Vittorio di Giuseppe di anni 44, coniugato, ex impiegato bancario;
- Gortan-Cappellari Giuseppe fu Umberto di anni 35, coniugato, ex Ufficiale della M/V/S/N;
- Pochero Emilio fu Gio Batta di anni 47, celibe, negoziante;
- Lepre Gervasio fu Sebastiano di anni 61, coniugato, negoziante (ex Sindaco);
- D'Andrea Vittorio Leone fu Giulio di anni 49, coniugato, industriale, Giudice Conciliatore ed ex Segretario Politico del Fascio;
- Gortana Lorenzo-Daniele fu Fedele di anni 57, coniugato, assistente edile;
- Gracco Romano fu Lorenzo di anni 70, coniugato, assistente edile.
Con la massima stima
Il Podestà. Gracco Gio. Batta26

Il 24 marzo 1945 Luciano Zanier comunicò di non poter accettare l'incarico per l'«assoluta incompatibilità per interessi in atto col comune di Rigolato»27.

Il 5 aprile 1945 Gio Batta Gracco inviò una lettera di sollecito al prof. Michele Gortani, al Commissario prefettizio di Tolmezzo e, per conoscenza al Deutsche Berater, dalla quale traspare l'esistenza di una probabile soluzione concordata del problema.

Rigolato, 5 aprile 1945.
Dopo la mia venuta a Tolmezzo per dire di persona della mia decisione, anzi della necessità assoluta ed urgente della mia sostituzione nella carica, credevo di certo che a questa ora, il problema fosse risolto.
Confermo non solo quanto già comunicato per iscritto e detto a voce di persona in proposito, ma do atto altresì che per le circostanze precisate nelle mie relazioni scritte e verbali, i servizi contingenti sono addirittura arenati, che i pubblici servizi, eccezione fatta per quelli di carattere amministrativo e burocratico non funzionano, per cui neanche vedo più ragione di portarmi in Ufficio come difatti ho determinato di fare.
Sono decine di persone in Comune che hanno maggiore attitudine di me per coprire la carica; maggiore cultura, migliori condizioni di salute e di età, persone delle quali sono stati dati i nominativi e che le superiore Autorità preposta può convocarli, magari presso questa Sede Municipale perché non trovino il pretesto della mancanza dei mezzi di trasporto per sottrarsi a riunione che si intendesse di fare a Tolmezzo o in altra sede e far conoscere loro il dovere di dare la propria attività al pubblico Ente come ho fatto io per ben dieci anni.
Fatto presente quanto sopra, da questo momento, credo di essere sollevato da ogni responsabilità per il malo andamento dei servizi pubblici, specialmente quelli di carattere contingente come sopra detto, e particolarmente per quelle che possono essere le contingenze in danno del pubblico Ente e della popolazione28.

Finalmente l'8 aprile Giovanni Battista Gussetti si dichiarò disponibile ad accettare l'incarico di commissario prefettizio. Il podestà uscente dovette tuttavia aspettare diversi giorni prima di potersi considerare libero.

Gio Batta Gussetti

Il prefetto repubblicano (RSI) di Udine, sentita l'autorità germanica, firmò il decreto di nomina a commissario di Giovanni Battista Gussetti soltanto il 27 aprile 1945.

Il coinvolgimento di Michele Gortani nella sua candidatura fa supporre che la nomina fosse stata in qualche modo segnalata al CLN. Senonché il CLN Val Degano riunitosi il 29 aprile 1945, due giorni dopo il decreto prefettizio, deliberò la decadenza di podestà e commissari prefettizi e la loro sostituzione con sindaci indicati provvisoriamente del CLN stesso. Per Rigolato venne designato Francesco Pellegrina29. Evidentemente la decisione fu subito rivista in quanto il 9 maggio 1945 fu invece sempre Giovanni Battista Gussetti a sottoscrivere come sindaco il verbale di passaggio di consegne redatto congiuntamente all'ex podestà Giovanni Battista Gracco. Successivamente fu sempre lui a ricoprire la carica di sindaco fino all'insediamento del nuovo consiglio comunale, liberamente eletto - per la prima volta a suffragio universale maschile e femminile - nel 1946. A quelle elezioni comunali egli concorse nella lista della Democrazia Cristiana, nella quale figurava anche Emilio Pochero, a lungo delegato podestarile e membro del direttorio del Fascio.

Giovani Battista Gussetti era nato a Rigolato il 9 luglio 1880, da Ilario e Caterina Moro. Possidente, coniugato con Marianna Pavona, aveva due figli.

Come si è visto il suo nome era già stato fatto nel 1943, dopo la caduta del regime, come possibile sostituto del podestà.

Inoltre figura schedato nel Casellario politico centrale come antifascista per il periodo 1926-1930 (busta 2598). In «una notte del giugno 1926» fu infatti protagonista di un episodio - in seguito al quale fu accusato di offese al capo del governo - che investì in modo anomalo anche il podestà e il Fascio di Rigolato. Ecco come venne raccontato sulla stampa locale.

Vi ho informati della imputazione per la quale ieri sono comparsi in Tribunale Giacomo Divora e Luciano Zanier di Rigolato per falsa testimonianza; il podestà di Rigolato G. B. D'Andrea e il maestri Guido Gussetti di subordinazione di quei due testimoni.
Il fatto si sarebbe svolto così: durante un incidente tra certo G.B. Gussetti e il Podestà di Rigolato G. Batta D'Andrea e altri, il Gussetti pronunziò alcune frasi contro il Fascismo nelle quali alcuni dei presenti sostennero essere contenute offese al Capo del Governo, mentre il Podestà, pur avendo schiaffeggiato il Gussetti per le espressioni contro i fascisti, sosteneva che la offesa al Duce non era stata pronunziata.
Nel procedimento penale contro il Gussetti i due primi, che avevano da principio deposto di aver udito l'offesa contro il Duce, mutarono deposizione escludendo l'offesa. Ma poi, iniziatosi contro di essi il procedimento per falsa testimonianza, fecero ritrattazione e dissero di essere stati indotti a dire il falso dal Podestà e dal maestro Gussetti Guido.
Aperta l'udienza, si passa all'interrogatorio degli imputati. Il Divora e lo Zanier ripetono di aver deposto il falso nell'udienza del I.o febbraio u.s. a seguito delle pressioni avute da parte del segretario politico ed attuale podestà di Rigolato al fine di salvare il Gussetti da una condanna per offese al Governo. Il podestà D'Andrea e il Gussetti negano recisamente di aver subornato i due testi e qui si accende una vivace discussione circa gli episodi.
Il P.M. cav. Portauova chiede che il Tribunale applichi al Divora ed allo Zanier 6 mesi di reclusione e 6 mesi di interdizione ai pubblici uffici; e per il D'Andrea ed il Gussetti 16 mesi di reclusione ciascuno.
Dopo le arringhe dei difensori avv. Della Pietra per il Divora e lo Zanier e on. Pisenti e comm. Bertacioli per il D'Andrea e il Gussetti, il Tribunale dopo breve permanenza in camera di consiglio, pronuncia sentenza di assoluzione per insufficienza di prove nei riguardi del D'Andrea e del Gussetti e condanna il Divora e Zanier a 6 mesi di reclusione e sei mesi di interdizione dai pubblici uffici, applicando la legge del perdono30.

Contro la sentenza si appellarono non solo i condannati ma anche il Pubblico Ministero che chiese la condanna del Podestà e del Gussetti. Ma la Corte d'appello di Venezia il 28 novembre 1928 respinse l'appello del P. M. e inoltre assolse anche lo Zanier e il Divora per insufficienza di prove31.

L'incriminazione di G. B. D'Andrea per subornazione di testimoni fu segnalata al prefetto e anche all'amministrazione centrale da lettere anonime e non. Come si è visto a un certo punto il Ministero dell'Interno ne chiese conto al prefetto, ascrivendola tra le incompatibilità morali alla carica di podestà in quanto «la colpevolezza del funzionario in tale fatto se non accertato giuridicamente costituisce fatto certo nell'opinione pubblica la quale è rimasta scossa dalla costatazione fatta e male tollera che nella pienezza del vigore della attività fascista, si permetta ad un individuo sospetto» di dirigere «un comune che si sente orgoglioso di far parte alla salda compagine costituita dal Regime»32. L'ispettore prefettizio, già inviato in precedenza per verificare anche altre accuse anonime di incompatibilità, aveva sminuito la portata di quell'episodio sostenendo che, originariamente «di poco conto», era divenuto eclatante «per effetto della acredine, per attriti locali, esistente fra le varie parti». A suo avviso non si poteva escludere che Guido Gussetti «persona abile e astuta» avesse influito sul podestà «che ne subisce notoriamente l'influenza», a favore del proprio congiunto, perché facesse in modo che l'accusa di offese al duce venisse ritirata. Tuttavia gli sembrava più probabile che Luciano Zanier nel deporre contro G.B. Gussetti fosse «stato animato anche da vecchi rancori esistenti fra il padre Zanier Amedeo ed il Gussetti che, in addietro, come amministratore Comunale fu uno dei più fieri oppositori dello Zanier» in una vicenda riguardante «una rilevante somma per legname cedutogli dal Comune nel 1917, prima dell'invasione nemica e poi requisito dall'invasore». Per lui la subornazione era stata «essenzialmente alimentata dai rancori che notoriamente sono nutriti contro gli stessi Podestà e Gussetti Guido dal Cav. Amedeo Zanier padre di Luciano». Infine concludeva osservando che l'opinione pubblica, «pur avendo giudicato poca accorta la condotta del Podestà», riprovava «corrispondente la condotta dello Zanier ai danni prima del Gussetti G. Batta e poi del Podestà, inspirata essenzialmente a sentimenti di livore personale». Dal canto loro i carabinieri avevano rassicurato il prefetto comunicando che l'assoluzione per insufficienza di prove del podestà era stata accolta favorevolmente dalla popolazione in quanto «il D'Andrea non è ritenuto capace di aver commesso il reato ascrittogli»33.

L'autore del dattiloscritto Il Fascismo in Carnia, generato all'interno del PNF per criticarne da destra, il decadimento rispetto allo spirito originario34, raccontò l'episodio in modo diverso e forse più veritiero.

Sulla pubblica via un uomo impreca al Fascismo e a Mussolini. Due fascisti presenti lo cazzottano e, l'indomani, provvedono a denunciarlo all'Arma. In seguito all'inchiesta del RR.CC. il Direttorio, allarmatissimo, chiama i due fascisti e impone loro (quantunque un membro vi si opponga) di cambiare, nell'interesse del Partito, la sostanza della denuncia. I fascisti obbediscono e, al processo, depongono secondo quanto ha loro imposto il Direttorio, ma il Pubblico Ministero, confrontando la deposizione con la denuncia, chiede la loro immediata incriminazione per falsa testimonianza. Al processo i due vengono condannati a sei mesi con la condizionale, senza che nessuno cercasse di salvarli, come, poi, nessuno punì il Direttorio. I due fascisti Zanier Luciano e Di Vora Eugenio, hanno rifiutato la tessera35.

Nel novembre del 1927 il direttorio della sezione di Rigolato del PNF era composto da G.B. D'Andrea, segretario politico, e Guido Gussetti, Silvio Vidale, Vittorio Durigon, Emilio Pochero, membri36.

Delegati podestarili e commissari sostituti

Nei casi di assenza o impedimento del podestà l'amministrazione ordinaria veniva esercitata tramite persona da lui delegata, la cui nomina doveva però essere approvata dal prefetto.

Guido Gussetti

Nelle intenzioni del podestà Gio Batta D'Andrea, «costretto ad assentarsi dal Comune dal 20 novembre 1927 al 10 gennaio 1928», le funzioni di reggenza avrebbero dovute essere svolte dal «signor Gussetti Guido insegnante nelle scuole elementari di Rigolato» al quale le aveva delegate con apposita delibera, mai approvata dal prefetto, che invece nominò un commissario prefettizio nella persona di Silvio Vidale.

Guido Gussetti

Guido Gussetti (foto di Angelo Candido)

 

Sul maestro Guido Gussetti pesarono negativamente i trascorsi politici giovanili. Alcune annotazioni manoscritte accennano a una presunta adesione opportunistica al fascismo dopo una precedente militanza comunista («già comunista iscrittosi al P.N.F. per non essere dispensato»37, «si dice sia stato comunista fin dopo la marcia su Roma»38), mentre nella relazione su Il Fascismo in Carnia, a cui si è già accennato, lo si definisce «ex repubblicano e antifascista»39.

Era nato a Rigolato il 19 luglio 1898, da Eugenio e Maria Pasquali. Si tratta senz'altro di una delle figure più rilevanti e influenti operanti a Rigolato durante il ventennio, avendo ricoperto ruoli di primo piano come politico e come educatore.

Emilio Pochero

Il 27 maggio 1933 il podestà Silvio Vidale, assistito dal segretario Gio. Batta D'Andrea delegò «le funzioni esecutive da esercitarsi nei casi di impedimento od assenza» a Emilio Pochero40.

Emilio Pochero

Emilio Pochero (foto di Angelo Candido)

 

Era nato a Rigolato il 6 dicembre 1898, da Giovanni Battista e Maria Della Pietra; iscritto al PNF dal 23 aprile 1924, senza precedenti né pendenze penali, persona onesta e corretta con buona reputazione in pubblico; negoziante di generi alimentari «in buone condizioni economiche»41. Non era sposato, aveva conseguito la licenza dell'istituto inferiore e partecipato alla Grande Guerra come sergente di artiglieria.

A un certo punto poiché si ventilava un'assenza prolungata del podestà, rassegnò le dimissioni in quanto aveva accettato la carica «a condizione però che questa dovesse servire solo in caso di breve assenza del Signor Podestà stesso, e generalmente per gli affari di ordinaria amministrazione»42. Venne più volte proposto come podestà, ma si dichiarò sempre indisponibile.

Nel 1935 la delega podestarile gli venne confermata dal nuovo podestà Gio Batta Gracco43. Tra il mese di luglio e quello di ottobre 1938 sostituì il podestà, assente per motivi di salute.

Segretari comunali

Nel 1928 la normativa sullo stato giuridico ed economico dei segretari comunali mutò radicalmente; divennero funzionari statali, assunti tramite concorso pubblico e nominati dal prefetto, mentre in precedenza erano i comuni a indire i concorsi e a nominarli. La prima assunzione in servizio avveniva a titolo di esperimento44.

Durante il ventennio fascista ci furono almeno due segretari originari di Rigolato: Virgilio Candido e Giovanni Battista D'Andrea.

Virgilio Candido

Virgilio Candido fece parte del primo direttorio della sezione rigoladotta del PNF, costituitasi il 20 febbraio 192645. Il 21 febbraio, il giorno successivo, iniziò la carriera di segretario comunale46.

Virgilio Candido

Virgilio Candido (collezione privata Rigolato)

Era nato a Rigolato il 3 luglio 1901, da Giovanni Battista e Maria Rosa Candido ed esercitava anche lui, come G. B. D'Andrea, la professione di geometra. Quando divenne segretario comunale era ancora celibe; si sposò con Elda Francesca Zanier, figlia di Amedeo e Teresa Raber nel 1932.

L'ispettore Guglielmo Bianco, che abbiamo già incontrato, ne parla indirettamente, senza nominarlo, nella sua relazione dell'8 giugno 1928 sostenendo di aver trovato gli atti dell'ufficio comunale, nonostante fosse assente da 15 giorni, «discretamente regolari, meglio che non in altri numerosi comuni della Carnia»47.

La sua attività nella natia Rigolato non fu delle più tranquille, in particolare, come si è già visto, durante il periodo in cui il Comune fu retto da Mauro Di Sopra. Di fatto fu abbandonato dal PNF che addirittura intervenne sul prefetto per sollecitarne il trasferimento. Il memoriale Candido con cui si difese venne ripreso dall'autore del dattiloscritto Il Fascismo in Carnia a sostegno della tesi sulla inadeguatezza delle gerarchie fasciste carniche48.

Dovette però affrontare anche l'ostilità di alcuni compaesani. Il 6 aprile 1930 fu Umberto Gortan Cappellari «nato a Rigolato il 1867 fascista della prima ora iscritto al partito otto anni orsono», a chiedere direttamente al prefetto di mettere ordine negli uffici comunali, degenerati «per effetto specialmente di persone che da anni coprono cariche in continuazione della cessata Amministrazione Rossa usando sistemi di favoritismi od a base di lotte, secondo le circostanze. Serpeggia perciò un sordo malumore e nessuno è capace di uno scatto (tolto quello recente del Camerata Durigon che purtroppo dovrà da solo subirne le conseguenze)». Gli uffici comunali erano, a suo parere, in mano a una cricca familiare: «Il nostro Egregio Segretario Candido Virgilio e l'applicato Giuseppe (Nipote e Zio rispettivamente) fanno le cose in famiglia aiutandosi a vicenda». Le accuse nei loro confronti facevano forza sulla loro situazione personale ritenuta privilegiata («Si da osservare che il primo è figlio del nonzolo il quale gode da molti anni di un vistoso reddito derivante da un lascito...»), e su storture nella gestione amministrativa, come l'uso di prestanome nella gestione del dazio e l'affidamento della ricevitoria a Aldo Candido, fratello del segretario, la mala gestione di lavori di sistemazione nelle frazioni, ecc. Infine concludeva perorando il trasferimento di applicato e segretario e la loro sostituzione con persone estranee al paese e perciò interessate a svolgere solo «quanto è di loro spettanza»49.

Dal 29 ottobre 1931 Virgilio Candido «segretario di II classe nel grado VII» venne «promosso a segretario di I classe nel grado VI ed assegnato al Comune di Ovaro», inoltre gli fu riconosciuto un «assegno mensile di aspettativa per il periodo del 10 giugno al 10 novembre 1930» e uno scatto di stipendio «a decorrere dal'1 marzo 1930 per maturazione del II periodo di anzianità nel grado»50.

In seguito passò a Pontebba e nel 1934 venne trasferito a Paluzza dove rimase per diversi anni. Svolse un ruolo da protagonista attivo nel tragico periodo dell'occupazione nazista. Viene ricordato in particolare per aver contribuito con altre autorità comunali al salvataggio di Paluzza dalla distruzione per incendio, e per essersi recato nell'agosto 1944, assieme all'ing. Rinaldo Cioni e all'ing. Franz Gnadlinger, dal Berater di Udine, su autorizzazione del comando garibaldino carnico, per relazionare, alla presenza dei segretari comunali di Paluzza, Forni Avoltri, Rigolato, Ovaro e Lauco, sugli eccidi avvenuti nella Valle del But. Fece inoltre parte del Comitato di Liberazione Nazionale per la Valle di Gorto in rappresentanza del Partito Democratico Cristiano51.

Nel dopoguerra svolse la sua attività di segretario comunale per molti anni a Tolmezzo.

Giovanni Battista D'Andrea

Oltre che a Montereale Cellina, destinazione, come si è detto, della prima nomina, la carriera di segretario comunale di Giovanni Battista D'Andrea si svolse per breve tempo nel comune di Ragogna, che lasciò il 1° luglio 1930 per quello di Rigolato52 dove ricoprì ininterrottamente il ruolo di segretario fino al mese di gennaio 1939.

Nel 1931 passò dalla qualifica di segretario in esperimento a quella di «segretario di II classe nel grado VII» e in tale veste venne «assegnato al Comune di Rigolato, decorrenza 1. luglio 1931»53.

L'ombra del conflitto di interessi, che già aveva contrassegnato il suo mandato di podestà, si estese anche sul suo operato di segretario comunale. Nel 1933 un anonimo, con una lettera datata Comeglians 23 agosto 1933 e firmata Un interessato, dopo aver segnalato che il segretario «figlio del negoziante in legnami D'Andrea Giulio, nonché fratello pure del negoziante in legnami D'Andrea Leone» conviveva con loro ed era cointeressato alle loro aziende, sostenne che i suoi congiunti partecipassero indirettamente alle gare utilizzando ditte con sede nei comuni vicini «le quali offrono a nome proprio ma prendono in società il D'Andrea Giulio ed il D'Andrea Leone (e quindi indirettamente il Segretario cointeressato nell'azienda)»54. L'ispezione disposta per verificare le accuse giudicò giuridicamente infondata l'incompatibilità per motivi parentali e falsa quella relativa all'utilizzo di prestanome nelle gare indette dal comune.

Le cose cambiarono qualche anno dopo. L'ispettore provinciale Mattia Micoli, durante la sua verifica conclusa con una relazione datata 20 dicembre 1938, rilevò uno scarso attaccamento all'ufficio del segretario, che si allontanava a suo piacimento «senza il preventivo permesso del Podestà», alla cui vigilanza sfuggiva completamente. Inoltre segretario della sezione locale del Fascio era «il Camerata geom. Ulisse D'Andrea, fratello del segretario comunale, col medesimo convivente ed in comunione d'interessi. Di conseguenza è naturale supporre che scarsi controlli possono esercitare anche le Gerarchie fasciste locali sull'attività del Segretario, pel quale si è venuta a creare una situazione di vera indipendenza». Rilevò diverse mancanze nella tenuta di vari registri - compreso quello dei depositi per spese contrattuali, particolarmente importante in quanto «numerosi sono i contratti rogati dal Segretario per le frequenti alienazioni di legname dei boschi comunali» - e formulò rilievi sulla tenuta degli archivi, sull'organico del personale e sull'espletamento di servizi (acqua potabile, cimiteri, fognature, concimaie, Ente comunale assistenza, asilo infantile, opere pubbliche con particolare riguardo alla mancata sistemazione della strada per Vuezzis e Gracco). Concluse esprimendo la convinzione che il segretario «se allontanato dal paese di nascita e vigilato da un Podestà più energico, potrebbe rendere molto di più, giacché né intelligenza né competenza gli fanno difetto. Pertanto anche in considerazione della stretta parentela col Segretario Politico e della comunione di interessi col padre, che, ripeto, è industriale del legname e concessionario di ingenti utilizzazioni di piante dei boschi comunali, non posso non prospettare alla E.V. la convenienza del trasferimento del D'Andrea in altra sede»55.

E così, qualche giorno dopo, nel mese di gennaio 1939 Giovanni Battista D'Andrea venne trasferito a Erto e Casso56.


  1. Sono state esaminate la B. 92, f. 338, relativa a Nomine dei podestà, commissari prefettizi e delegati podestarili del comune di Rigolato (d'ora in poi Prefettura, B. 92), e la B. 18, f. 57, Condizioni politiche ed economiche dei comuni della provincia (d'ora in poi Prefettura, B. 18). Per alleggerire l'esposizione i riferimenti alle fonti sono stati indicati solo nei casi di citazione testuale. 

  2. L. 4 febbraio 1926, n. 237, Istituzione del Podestà e della Consulta municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti, in GU 18.2.1926, n. 40, e R.D. 3 settembre 1926, n. 1910, Estensione dell'ordinamento podestarile a tutti i comuni del regno

  3. Prefettura di Udine B. 92, Verbale giuramento prot. 854-Gab del 30.09.1926. Si veda anche La nomina dei Podestà nei Comuni della Provincia in «La Patria del Friuli» 28.9.1926. 

  4. Prefettura, B. 92, sf. A, lettera su carta intesta del Municipio di Rigolato, prot. 1324 del 26.6.1928. 

  5. Ivi. 

  6. Prefettura, B. 92, sf. A, Min.Int. Dir. Gen.le Amm.ne civile, Biglietto postale di Stato urgente, prot. 15985-3355.60288 del 29.11.1928. 

  7. Prefettura, B. 92, sf. A, allegato alla lettera Min.Int. Dir. Gen.le Amm.ne civile, prot. 15985-2954 del 31.10.1928. 

  8. «Apprendiamo con vivo piacere che il nostro Podestà geom. Giovanni Battista D'Andrea ha superato felicemente gli esami di Segretario comunale sostenuti nel dicembre scorso presso la R. Prefettura di Cuneo. Congratulazioni ed auguri», Da Rigolato. Congratulazioni al Podestà, Giornale del Friuli, 2 giugno 1928. 

  9. Prefettura, B. 92, sf. A, lettera del Municipio di Rigolato prot. 2476 del 15.12.1928. 

  10. Prefettura, B. 92, sf. B, lettera della Federazione prov. Friulana del PNF prot. 3829 del 30.12.1928. 

  11. Prefettura, B. 92, sf. A, lettera della Federazione prov. Friulana del PNF prot. 2217 del 20.7.1929. 

  12. Prefettura, B. 92, sf. A, lettera della Federazione prov. Friulana del PNF prot. 1655 del 29.5.1929. 

  13. La documentazione relativa all'intera pratica si trova in Prefettura, B. 92, dispersa un po' in tutti i sottofascicoli ma principalmente in quello contrassegnato dalla lettera B. Silvio Vidale alla conclusione dell'incarico inviò al prefetto una relazione manoscritta sul lavoro svolto, incentrata sui seguenti punti: - Perizia suppletiva strada Rigolato-Gracco; - Bilancio 1928; - Contributo mostre bovine, comunicati; - Contributo a favore dell'Ospizio Marino Friulano P.\^o U. Grillo; - Anagrafe e archivio: riordinamento; - Acquisto macchina da scrivere; - Elenco dei poveri; - Tassa cani; - Tassa utenza stradale; - Riscossione interessi di mora L. 5.365,20; - Prolungamento fino a Sappada della ferrovia Val Degano; - Macchina cinematografica: annullamento delibera podestarile; - Pratiche pendenti. 

  14. Prefettura, B. 92, sf. A, lettera prof. 4971 gab del 30.10.1930. 

  15. Prefettura, B. 92, sf. A, lettera dattiloscritta con stampigliato il timbro protocollo della prefettura datato 29.10.1931. 

  16. Prefettura, B. 92, sf. A, lettera della Divisione di Udine dei Carabinieri reali, prot. 23/418 del 13.11.1931. 

  17. Prefettura, B. 18, sf. Carnia - situazione politica, relazione "Il fascismo in Carnia", p. 5. 

  18. Prefettura, B. 92, sf. A, lettera Municipio Rigolato, prot. riservato n. 20 del 7.6.1933. 

  19. Prefettura, B. 92, lettera di Silvio Vidale riservata personale del 13.8.1934. Per l'indicazione di Emilio Pochero v. lettera di Silvio Vidale prot. riservato n. 8 del 17.6.1934. 

  20. Prefettura, B. 92, Lettera PNF Udine prot. 15616 del 5.9.1934. 

  21. Prefettura, B. 92, decreto prefettizio prot. 4089/Gab. del 22.11.1934. 

  22. Prefettura, B. 92, lettera R. Questura di Udine prot. 4552/Gab del 23.2.1935. 

  23. Prefettura, B. 92, minuta lettera del prefetto prot. 2577/Gab. del 4.9.1943 

  24. Prefettura, B. 92, lettera prot. riservato 1/1945. 

  25. Prefettura, B. 92, lettera prot. 952/Gab. del 1.3.1945. 

  26. Prefettura, B. 92, lettera prot. riservato 2/45 del 20.3.1945. 

  27. Prefettura, B. 92, lettera del 25.3.1945 protocollata in entrata il 26.5.1945 al n. 1959. 

  28. Prefettura, B. 92, lettera del Comune di Rigolato prot. ris. 3/1945 del 5.4.1945. 

  29. Il verbale della riunione del CLN è stato trascritto e pubblicato da Laura Matelda Puppini in Storia. Quel maledetto 2 maggio 1945 ad Ovaro. Ricostruzione dei fatti dai documenti originali, Non Solo Carnia, 14.7.2016

  30. La fine del processo per falsa testimonianza in Tribunale, La Patria del Friuli 31.5.1928. V . anche, un po' meno esteso, Da Tolmezzo. Cronaca giudiziaria, Giornale di Udine 30.5.1928. Una copia di quest'ultimo articolo venne inserita nel fascicolo della Prefettura. 

  31. Corte d'Appello di Venezia. Tutti assolti, La Patria del Friuli 29.11.1928; Grave processo alla Corte D'Appello di Venezia, Il Giornale di Udine 28.11.1928 (articolo del tutto uguale al precedente, solo con maggiori refusi). 

  32. Prefettura, B. 92, sf. A, Min.Int. Dir. Gen.le Amm.ne civile, allegato alla lettera prot. 15985-2954 del 31.10.1928. Cfr. sopra a p. . 

  33. Prefettura, B. 92, sf. A, relazione del servizio ispettivo, Rigolato - addebiti al podestà, del 8.6.1928. 

  34. Ecco l'incipit: «Il Fascismo che in Carnia non ha, si può dire, lo spirito squadrista, ha trovato negli anni che seguono il delitto Matteotti, i suoi capi regolarmente e sempre del tutto inadeguati alla missione loro affidata. ...», Prefettura, B. 18, sf. Carnia - Situazione politica, Il Fascismo in Carnia, p. 1. 

  35. Prefettura, B. 18, sf. Carnia - Situazione politica, Il Fascismo in Carnia, p. 5. 

  36. Il nuovo inquadramento del Fascismo Friulano, Giornale del Friuli (Giornale di Udine), 6-7 novembre 1927; L'inquadramento del Fascio. Le nomine dei Direttori provinciali, La Patria del Friuli, 7.11.1927. Il 25 febbraio 1928 si svolse l'assemblea annuale del fascio; l'articolo che riporta la notizia non accenna a novità nel direttorio per cui è probabile che la sua composizione sia rimasta immutata anche nel 1928, v. Da Rigolato. Assemblea del Fascio, Giornale del Friuli, 29.2.1928. 

  37. Prefettura, B. 92, sf. B, nota manoscritta su fg. raggruppante la lettera del Municipio di Rigolato prot. 2617 del 19.11.1927 e la delibera di nomina del delegato prefettizio. 

  38. Prefettura, B. 92, sf. C, nota a matita su lettera dei Carabinieri di Tolmezza prot. 6734 del 8.11.1927. 

  39. Prefettura, B. 18, sf. Carnia - Situazione politica, Il Fascismo in Carnia, p. 5. 

  40. Prefettura, B. 92, sf. C, Copia del Verbale di Deliberazione del Podestà del Comune di Rigolato, n. 54 del 27.5.1933, copia conforme del 29.5.1933. 

  41. Prefettura, B. 92, sf. B, Legione Territoriale dei Carabinieri Reali di Padova, prot. 380/2 del 24.6.1933. 

  42. Prefettura, B. 92, sf. C, lettera del Municipio di Rigolato prot. 2611 del 13.10.1933. 

  43. Prefettura, B. 92, sf. C, Verbale di Deliberazione del Podestà del Comune di Rigolato, n. 29 del 10.4.1935, copia conforme del 22.4.1935. 

  44. Regio decreto legge 17 agosto 1928, n. 1953 convertito con legge 13 dicembre 1928, n. 2944. 

  45. Da Rigolato. Costituzione della Sezione del P. N. F., Giornale di Udine 25.6.1926. 

  46. Si veda il D.M. 31.3.1959 , Approvazione del ruolo di anzianità dei segretari comunali aventi i gradi di segretario generale di 1a e di 2a classe e di segretario capo di 1a e 2a classe, secondo la situazione risultante alla data del 1° gennaio 1959, in supplemento a GU n. 101 del 28.4.1959, p. 20. 

  47. Prefettura, B. 92, sf. A, Prefettura di Udine Servizio Ispettivo, Rigolato - Addebiti al segretario, 8.6.1928, p. 5. Si veda inoltre quanto già esposto a p. . 

  48. Si veda la sezione relativa a Mauro Di Sopra. 

  49. Prefettura, B. 92, sf. B, lettera del 6.4.1930, protocollata in entrata il 7.4.1930 al n. 1869. 

  50. Movimento del personale dei segretari comunali, Giornale del Friuli 11.7.1931. 

  51. A guerra appena conclusa, in nota alla sua relazione consegnata alle autorità italiane e alleate nel giugno 1945, Michele Gortani ricordò che «Paluzza era destinata ad essere incendiata; fu salvata per merito delle sue autorità, animate dal Segretario comunale Virgilio Candido, fervente patriota, e appoggiate da S. E. l'arcivescovo e dall'ing. Francesco Gnadlinger», Michele Gortani, Il martirio della Carnia, dal 14 marzo 1944 al 6 maggio 1945, La Panarie, Udine, 1946, p. 28. Si rimanda, inoltre, agli articoli pubblicati da Laura Matelda Puppini sul suo blog Non Solo Carnia; in particolare: Nazifascismo e terrore. 21-22 luglio 1944. Pare di udire ancora nella valle del But, in Carnia, le urla di quegli uccisi, Non Solo Carnia, 16.7.2017; Storia. Quel maledetto 2 maggio 1945 ad Ovaro. Ricostruzione dei fatti dai documenti originali, Non Solo Carnia, 14.7.2016. 

  52. «Ieri sera un gruppo di amici offersero una cena d'addio al nostro amato segretario G. B. D'Andrea che fra pochi giorni raggiungerà la nativa Rigolato. ...», Ragogna. Funzionario che ci lascia, La Patria del Friuli 3.7.1930. 

  53. Movimento del personale dei segretari comunali, Giornale di Udine 11.7.1931. 

  54. Prefettura, B. 92, lettera 23.8.1933 allegata alla relazione ispettiva "Rigolato - Addebiti al Segretario" del 2.12.1933. 

  55. Prefettura, B. 92, relazione dell'ispettore provinciale FF Mattia Micoli 20.12.1938. 

  56. «Il Camerata Segretario Comunale Battista D'Andrea è stato trasferito nel Comune di Erto-Casso, dopo quasi nove anni di permanenza in questo Comune, durante i quali si è circondato di vive simpatie per le sue belle doti di funzionario. ...», Rigolato. Nella Segreteria comunale, Il Popolo del Friuli 1939.2.4. Si veda anche Erto e Casso. Nuovo segretario, Il Popolo del Friuli 24.1.1936.