ANTONIO ROIA

 

Note di storia della parrocchia di san Giacomo di Rigolato

 

Si pubblica la trascrizione dell'introvabile opuscolo Note di Storia della parrocchia di s. Giacomo di Rigolato, uscito nel 1926 in occasione del compimento del ventincinquesimo anno di servizio pastorale ininterrotamente svolto a Rigolato, in qualità di parroco, da don Giuseppe Simonitti (Socchieve 30.12.1873 - Rigolato 19.7.1943). Sull'originale, accanto al titolo non compare alcun riferimento diretto all'autore o agli autori; tuttavia, forse per una frettolosa interpretazione di un passo inserito nella premessa, esso viene per lo più attribuito, congiuntamente, a don Antonio Roia e monsignor Giuseppe Vale. Senonché il passo in questione fa riferimento anche allo stesso don Giuseppe Simonitti («Il più è merito di Mons. Giuseppe Valle [sic!], che generosamente fornisce agli amici il frutto delle sue fatiche, molto è frutto della tua pazienza carpitoti da P. Antonio Roja, il quale ha aggiunto alcunché di suo e imbastito su il tutto alla meglio), per cui coerenza vorrebbe che anch'egli venisse indicato come coautore. Tuttavia, chi ha avuto occasione di consultare l'Archivio Roia, conservato presso il Museo Gortani di Tolmezzo, non può avere dubbi sul fatto che don Antonio Roia ne sia stato l'ideatore oltre che l'estensore, e che gli apporti di monsignor Giuseppe Vale e don Giuseppe Simonitti, per quanto importanti, siano stati di tipo prettamente informativo. La stampa sembra aver sofferto di qualche inconveniente, tradisce una certa frettolosità e una carenza di revisione testimoniata da numerosi refusi. (A.P.)

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Note di storia della parrocchia di san Giacomo di Rigolato

 

A Don GIUSEPPE SIMONITTI PARROCO DI S. GIACOMO DI RIGOLATO NEL XXVo ANNIVERSARIO DEL SUO SOLENNE INGRESSO
VIII DICEMBRE MCMXXVI

[Premessa]

Don Giuseppe carissimo,

II tuo popolo ben sa quanto tu meriti [di essere] stimato ed amato, e ti stima e ti ama. Sa anche che ti stimano e ti amano i colleghi tuoi, i confratelli in sacerdozio.

Monsignor Giuseppe Simonitti (Socchieve 30.12.1873 - Rigolato 19.7.1943)
Monsignor Giuseppe Simonitti (nato a Socchieve il 30.12.1873, morto a Rigolato il 19.7.1943), parroco di Rigolato dall'8 dicembre 1901 alla morte.

Ma era, non necessario per te, sì bene doveroso ed onorevole per noi darti un attestato pubblico e collettivo della stima e dell'amore davanti ai tuoi, perché tutti vedessero che tutti siamo dello stesso pensare e sentire riguardo a te, e da questa solenne approvazione e lode del loro amore fossero confortati a sempre meglio seguirti e amarti sempre.
Siamo qui venuti non solo per dirti l'amore nostro, ma per ringraziar con te il Signore del bene che ha fatto a te ed alla tua parrocchia per il ministero tuo in questi anni del tuo regime parrocchiale e per pregarlo con te e col popolo tuo che ti conservi ancora per molti, moltissimi anni, operaio sano e indefesso nella vigna sua ed amico e consigliere dei colleghi ed amici tuoi.

A ricordo di questo caro giorno avremmo voluto far uscir colle stampe un bel numero unico colla storia e illustrazione della parrocchia tua. Molte cause ci hanno impedito di riuscire a quanto bramavamo. Tu, che sei uomo senza pretese, accetta quel che viene. Il più è merito di Mons. Giuseppe Valle[sic!], che generosamente fornisce agli amici il frutto delle sue fatiche, molto è frutto della tua pazienza carpitoti da P. Antonio Roja, il quale ha aggiunto alcunché di suo e imbastito su il tutto alla meglio, e promette una nuova edizione riveduta e corretta e di molto aumentata per il 50°.
Al quale auguriamo a te di arrivare, come di poter esser quel dì con te tutti noi.

Rigolato, 9 dicembre 1926.

Tuoi colleghi e confratelli di Gorto

Rev.mo D. Luigi Rossi, vicario foraneo di Comeglians e parroco di S. Giorgio
Mons. Ferdinando Polentarutti, parr. di Sappada
M. R. D. Paolo Valle, parr. di Prato
M. R. D. Pietro Giorgis, parr. di Ovaro
M. R. D. Michele Vidale, parr. di Monaio
M. R. D. Emilio Gottardis, parr. di Sopraponti
Rev.mo D. Emilio Condoni, pievano di Luincis
M. R. D. Gio. Batta Pustetto, curato di Tualis
M. R. D. Giovanni Spangaro, capp. di S. Giorgio
M. R. D. Pietro della Pietra, curato di Collina
M. R. D. Leonardo Sclisizzo, curato di Sigilletto
M. R. D. Nicolò Fior, capp. di Liariis
M. R. D. Luigi Martin, vicario di Muina
M. R. D. Antonio Cucchiaro, capp. cur. di Mione

Confratelli amici da altri paesi

Mons. Cav. Pacifico Belfio, ex coop. di Rigolato, abate di Moggio
Mons. Enrico Madussi, ex coop. di Rigolato, arciprete di Sacile
Mons. Carlo Rainis, proposito di S. Pietro di Carnia
Prof. D. Antonio da Pozzo, rettore del seminario di Recanati
Rev.mo D. Severino Pittino, pievano di Socchieve
Rev.mo D. Antonio Lupieri, pievano di Enemonzo
M. R. D. Giuseppe Giorgis, parroco di Raveo
M. R. D. Erminio Ordiner, parr. di Zovello
M. R. Cav. Gio. Batta Bulfon da Portis
M. R. D. Antonio Roja ex parr. di Bueriis

I

Voler sapere quando cominciarono ad esser abitate queste nostre valli carniche e da chi, quando fondati i nostri villaggi, è un voler l'impossibile.

Probabilmente il più dei nostri paesetti ebbe origine da una famiglia o da un gruppo di poche persone, che arrivate e trovato il luogo disabitato si fermarono ove credettero il terreno più adatto per coltivarlo e farne dei campicelli o più propizio per pascolarvi le bestie o più sicuro da nemici perché nascosto od alto così da poterne vedere il nemico che s'avvicinasse e difendervisi.
La famiglia si accrebbe, si divise, crebbe il numero delle capanne. I più fortunati e più industri costruirono case. Così nacquero i villaggi.
La necessità di scambiare i prodotti fece sì che un villaggio si mettesse in comunicazione coll’altro. Diventarono così i sentieri poi mutati in istrade.

Che vita vivessero quei primi abitanti, che costumi avessero, non si sa. Certo eran pagani.
E nemmeno si sa quando e da chi sia stato portato nei paesi nostri il cristianesimo. Forse qualche soldato, qualche mercante, alcuno dei nostri uscito per iscambi portò qui per primo la credenza in un Dio unico creatore e padrone di tutto e di tutti ed in Gesù suo Figlio e nostro Redentore.
Più tardi sacerdoti apostoli mandati da Aquileia o da Zuglio saran passati da borguccio a borguccio ad istruire, convertire, e probabilmente alcuno anche a morire per sentenza di giudici romani o furore di popoli.
Concessa dall'imperatore Costantino la libertà alla religione cristiana, si sarà aumentato il numero dei credenti, e dopo non molto (per la lontananza dal centro o sede vescovile) sarà stato fissato stabile in Gorto un sacerdote per l'assistenza ai fedeli, per la conversione degli infedeli.

E questa, non altra, può credersi l’origine della cristianità di Gorto e della sua Pieve.
Ma per averne documenti scritti noi dobbiamo venir giù da quei primi tempi fino all’anno 1119, quando il patriarca d’Aquileia Voldarico assegnò la Pieve di Gorto all’abbazia di Moggio.

E quanto ai secoli anteriori buio perfetto.

Così nemmeno sappiamo se ad assistere la popolazione della Pieve, che comprendeva l’intera vallata di Gorto e probabilmente anche Sappada (almeno da principio), ci fosse un sacerdote solo o più.

Col 1300 si hanno i primi documenti nostri. In quest’epoca erano in Gorto tre preti, tutti e tre col titolo di vicarii della Pieve. E questo fa credere che la cura dei diversi paesi non fosse peranco stabilmente divisa così che ognuno dei vicarii avesse un territorio proprio con esclusione dell’ingerenza degli altri due; benché un d’essi avesse la residenza a Luincis, il secondo in Ovaro, il terzo presso la chiesa di S. Giorgio.

Primo che si sappia con certezza staccato dalla Pieve fu il Canal Pedarzo, il quale nel 1339 ottenne dall’abate di Moggio di poter avere un sacerdote proprio, che fu chiamato vicario di S. Canciano.

Nel 1365 circa staccaronsi dalla Pieve quelli di Sopraponti. — Non sappiamo quando abbia cominciato ad avere sacerdote proprio Sappada.

Ma il trovarsi un vicario presso la chiesa di S. Giorgio con un nucleo di paesi, cui era più comodo il servirsi di lui che degli altri vicarii della Pieve, deve aver naturalmente fatto in modo che si rallentassero i vincoli colla Pieve e si stringessero sempre più al sacerdote che ordinariamente assisteva, alla chiesa cui accorrevano pei divini ufficii, e cosi un po' alla volta il vicario residente a S. Giorgio venisse a sembrare e poi anche ad essere staccato dalla Pieve coi suoi, cioè colle ville che forman oggi la parrocchiale di S. Giorgio, di Monaio e di Rigolato.

II

La chiesa di S. Giacomo di Rigolato nei documenti a noi noti trovasi ricordata per la prima volta nell’anno 1319; quella di Uezis nel 1341.
Ciò non significa però che solo in questi anni abbiano cominciato ad esistere. Anzi è da ritenersi piuttosto che almeno in Rigolato luogo centrale per tante borgatelle, sia esistita in tempi antichissimi per divozione e comodità dei popoli una chiesetta sia pur piccola quanto si voglia.
Si continuò nella dipendenza di S. Giorgio per oltre un secolo dopo la separazione della cura di S. Giovanni di Frasseneto.

Nel 1466, fossero sorte aspirazioni nuove o mancasse di osservare convenzioni Pre Giovanni da Trieste beneficiato in S. Giorgio, il vicario generale dell’abate di Moggio il 26 giugno sentenziò che P. Giovanni celebrasse in S. Giorgio tutte le Messe, che doveva e poi una domenica del mese in S. Giacomo di Rigolato ed un’altra in S. Matteo di Monaio, e così nelle feste degli Apostoli purché non coincidesse la dedicazione di qualche chiesa o un funerale.

Ma tale sentenza poté avere vigore per poco tempo.

Li 8 aprile 1468 il vicario abaziale ordinava ai vicarii della Pieve, di dare il Crisma a quei di Monaio perché cappella filiale della Pieve stessa. Parrebbe dunque che Monaio avesse già un suo sacerdote proprio. E l'aveva certamente il 27 aprile 1469.
Furon essi ad incoraggiar que' di Rigolato a separarsi da S. Giorgio. o si indussero ad accordarsi con quei di Zovello per ottenere un sacerdote, dopo aver veduto Rigolato costituito in cura a sè?
La perdita di troppi documenti avvenuta nel trasporto in Udine dell'archivio abaziale ci lascia all’oscuro su questo punto come su tanti altri.

Certo il 1° gennaio 1473 ad un convegno del Capitano Grande e capitani minori del Quartiere di Gorto col cameraro della Pieve per affari della Pieve stessa, un dei cinque capitani minori presenti è il capitano delle ville sotto la chiesa di S. Giacomo. Ciò dovrebbe significare che ormai S. Giacomo formava cura a sé, altrimenti non si comprenderebbe come venissero detti sotto S. Giacomo que' di Uezis che avevano chiesa propria.

III

Finalmente il 26 giugno 1479 compare il primo officiante in S. Giacomo a noi noto. È un Pre Marino (forse tutt’uno col Pre Marino da Potenza, che nel 1470 avea lasciata la cura di Cercivento per quella di S. Giorgio).
P. Antonio officiante in S. Giorgio impediva a P. Marino di celebrare nella chiesa di S. Barbara. Il vicario generale abaziale gli ordina di non impedirglielo più e di non immischiarsi nella cura di detta chiesa e dell'altre soggette a S. Giacomo, spettando ciò al detto P. Marino.

1487, 9 marzo — P. Marino era già morto ed eran nate controversie per la roba sua.
In Rigolato officiava Pre Giovanni da Socchieve. — Ma il 22 ottobre il vicario generale dell’abate gli proibisce di celebrare e d’esercitare la cura d’anime nella cappella di S. Giacomo di Rigolato sotto pena di scomunica, intendendo di provvedere per quella chiesa un sacerdote idoneo a sgravio della propria coscienza.
E li 8 novembre Pre Giovanni stesso viene dagli uomini delle ville presentato al vicario generale sostituto di Moggio e questi gli dà l’investitura.

1488, 29 aprile — il vicario sostituto medesimo ordina ai vicarii della Pieve di dare il crisma, l’olio de' catecumeni e quel degli infermi alle cure di Monaio e di Rigolato.

1494, 8 gennaio — compare come beneficiato in Rigolato un Pre Pietro da Udine.

1495, 18 marzo — gli uomini di Rigolato presentano per la loro chiesa vacante Pre Girolamo quondam Pietro da Venezia, ed il vicario sostituto lo approva e lo investe.

1495, 16 maggio, — P. Girolamo, citato a Moggio per un debito, dice di essere stato male citato, «perché nel Canal di Gorto è costituito un arcidiacono per rendervi giustizia a ciascuno» e che quindi davanti a questo lo si dovea citare. Il vicegerente di Moggio lo scomunica. Egli appella. Ma il 27 giugno l’appellazione è cassata perché non si è presentato.

1497, 1o settembre — il vicario generale di Moggio fa la visita alla chiesa di S. Giacomo e vi tiene il placito, e ordina a D. Girolamo di abbandonare il beneficio di Rigolato.
Il 12 dello stesso mese, avendo P. Girolamo rinunziato, lo stesso vicario investe della cura Pre Vitale figlio di Ser Aloisio da Venezia.

1501, 16 ottobrePre Francesco De Caranzonibis da Cremona beneficiato nelle chiese di S. Giacomo, S. Nicolò e S. Barbara di Rigolato, domanda che i camerari gli paghino la mercede di due mesi. Anche questi è più volte impetito per debiti.

1503, 14 luglio — il vicario generale di Moggio si trova in visita a Rigolato. Gli si presentano gli uomini di Ozies (Uezis) di Gorto e domandano che obblighi un certo Marco di Schilles a pagare il debito di lire 12, che ha verso la loro chiesa di S. Nicolò. — Il vicario accoglie la domanda.
Nella chiesa di S. Giacomo mancava il Tabernacolo per custodire il Ss. Sacramento. Invece nella chiesa di Oezes il Sacramento non si conservava e pur vi aveano un tabernacolo di rame dorato. Quindi il vicario ordinò che quei di Uezis lo cedessero a S. Giacomo per tre ducati d’oro. (Pare che qui colla parola tabernacolo intendessero significare la pisside o custodia).
Comandò pure a que' di Valpiceto di pagare quanto dovevano a P. Francesco da Cremona cappellano di Rigolato, che officiava ed amministrava i Sacramenti nella loro chiesa.
Proibì poi al cappellano di S. Giorgio di celebrare la messa ed amministrar sacramenti nella chiesa di S. Barbara perché soggetta a P. Francesco.

Nell’agosto 1505 il vicario generale di Moggio concede licenza a P. Candido officiante in S. Giorgio di seppellire in questa chiesa quelli di S. Giacomo di Rigolato e di S. Barbara che avessero in S. Giorgio sepolture proprie.
Alla fine di quest'anno P. Francesco non era più beneficiato in Rigolato.

Invece il 25 febbraio 1507 compare qual beneficiato P. Giovanni Zoppo figlio del fu Quarino da Cabia, durò fin al 1531.
Pretendendosi che in certe feste andasse col suo popolo e colle croci alla Pieve, presentò una decisione del 22 maggio 1479, per la quale era esentato.
Anche questi trovasi più volte citato per debiti. Fra altro, il 9 gennaio 1522 dovea dare lire sette all’abbazia come prezzo d’un staio e mezzo di grano dovutole come decima. Nel 1522 è chiamato a pagare le partite del quartese dovuto all’abbazia stessa da parecchi anni e che ammontavano a lire tre mila. (Tante almeno ne domandavano quei che rappresentavan gl'interessi dell'abate). — P. Giovanni dunque era riscuotitore del quartese nell’intera vallata, come prima di lui era stato P. Candido di Palude curato di Monaio e arcidiacono.

1531, 15 settembre. Morto P. Giovanni da Cabia, presentano per l’investitura, al vicario generale sostituto dell'abbazia un Pre Antonio da Schio (diocesi di Vicenza). Ma il vicario dichiara di non aver facoltà di istituire, perché gli è stata tolta dal vicario generale.
I rappresentanti di Rigolato chiedono che almeno egli permetta a P. Antonio di esercitare la cura fino alla prossima festa di S. Gallo; e, se nemmeno ciò vien loro concesso, domandano formalmente che esso vicario sostituto od il vicario generale paghino loro al paese i danni.
L’altro replica di non potere e non volere istituirlo.
Non si conoscono le ragioni, per le quali il vicario generale avea tolta al suo sostituto la facoltà di istituire i sacerdoti dipendenti. Certo quei di Rigolato saranno ricasati altamente protestando. Noi siamo tentati di dar loro ragione perché di fatto a chi avrebbero dovuto ricorrere per la loro assistenza in questo tempo?
Finalmente il 16 ottobre il vicario generale dà l'investitura a P. Antonio, che vien ricordato ancora il 22 agosto 1532.

Nel 1534 troviamo curato di S. Giacomo un Pre Simone.

1536, 1o maggio — Il vicario generale di Moggio, ad istanza dei vicarii, camerari e popolo della Pieve, sentenzia che i cappellani di Frasseneto, Rigolato, e Monaio debbono intervenire nel sabato delle palme e sabato santo alla Pieve, dandosi però loro la solita mercede, — le donne di queste tre cure debbon ogn'anno venire coi loro fanciulli od offrire un cero del valore di dodici soldi.

1560, almeno dal 15 giugno al 2 ottobre, fu qui curato Pre Matteo de Blasonis (da Gemona?), che passò curato a Rivalpo.
Partendo era rimasto creditore di quei di Rigolato, per quel tempo di servizio, per una somma di danaro e la rata di biada, legna e fieno. Vi aveva anche prestato danaro, «unum dolium cum vitriata» data in socida una vacca e smarritovi un maiale, — Il 16 ottobre ottiene che il vicario generale di Moggio ordini di pubblicare la sco­munica contro quelli che si rifiutano di pagarlo o di restituirgli il suo.

1560, 16 ottobrePre Giuliano de Signoribus da Forno di Sotto è curato di S. Giacomo. Era d'un ramo della prosapia de' Signori di Comenduno di Bergamo venuto in Forno verso il 1470 e finito nel secolo XVII dopo d'aver dato tre pievani ai Forni ed uno ad Invillino.

1562, 23 gennaio — Alessandro Coda, vicario dell’abate di Moggio S. Carlo Borromeo, visita la chiesa di Rigolalo, e trova «le sue cose ben collocate».

1563, 8 luglio — Francesco Filomelo, vicario generale dell’abate S. Carlo, visita la chiesa di S. Giacomo. — Trova che vi manca il cuppus del battistero e ordina la doratura della Cuppa nella quale conservarsi il corpo di Cristo.
Due giorni dopo in Ovaro si presentano al vicario i rappresentanti di Rigolato e quei di Givigliana. — Valentino Antonio di Valle Pezeet sindico (cioè rappresentante autorizzato) di Rigolato espone che «pel passato continuamente (così che nessun ricorda il contrario) si è osservato l'uso dai detti comuni di tenere un sacerdote che abbia in ogni tempo dell’anno secondo le occorenze da servire a chiunque della parrocchia di S. Giacomo di Rigolato e portare quando fa d’uopo i santi Sacramenti della chiesa in tutte le ville di detta parrocchia e particolarmente alla villa di Givigliana, il qual luogo è distante alto e molto pericoloso e di gran fatica e pericolo per chi vi va, e perciò quei di Givigliana sono soliti a portare i cadaveri alla chiesa di S. Giacomo di Rigolato, e fatto ivi le convenienti esequie del defunto, dare il pranzo al sacerdote ed al monaco nel luogo di Rigolato. Quei di Givigliana vogliono che il prete ed il monaco vadano a Givigliana per i funerali, e quei di Rigolato soggiugono che sarebbero contenti se quei di Givigliana trovassero un sacerdote e lo pagassero.
Il vicario generale sentenzia che sieno osservate le antiche consuetudini.

1563, 19 agosto — P. Giuliano de Signoribus vien presentato ed approvato per la cura di Frasseneto.

1566, 3 novembre — È cappellano in Pigolato Pre Gio Battista di Martignacco. Oggi arriva il Vicario Generale Patriarcale Maracco e visita «la chiesa di S. Giacomo chiamata capella annessa alla pieve di Guart». Vi è il Ss.mo. Il battistero è nel mezzo della chiesa, ed il vicario ordina che venga trasportato in un angolo della medesima presso la porta sinistra.

1569, 16 ottobre — È curato Pre Salvatore de Secretis. Il superiore di Moggio manda ai camerari di S. Nicolò di Vuocis di pagarlo.

1573, 26 ottobre — Il vicario generale dell’abate ordina ai camerari e sindici della parrocchiale di Rigolato di far riparare la casa del sacerdote.

1574 — Pre Salvatore rinunzia al benefizio. (Probabilmente qui trattasi d’una delle solite rinunzie annuali volute dai popoli di Gorto e d’altri paesi, accettate di buon grado o dovute subire dai sacerdoti. Questa di P. Salvatore fu citata quarant’anni dopo da quei di S. Giorgio in lite contro il curato Mirai che affermavasi inamovibile e si rifiutava di rinunziare).

1575, 24 maggio — L’abate di Moggio Giacomo Rudo visita la chiesa di S. Giacomo e » della Beatissima Vergine di Rigolato. (Quest’aggiunta al titolo non la si trova né prima di adesso né poi).

1575, 10 settembre — P. Salvatore Secreto ha rinunziato, e gli uomini di Rigolato, Magnanini e dell'altre ville presentano P. Giacomo Miraij che viene approvato, ma poco dopo rinunzia, onde il 17 ottobre vien presentato ed approvato P. Sebastiano della Pietra (o Petrense) da Calgaretto. — Introdotto dall’autorità diocesana l’uso di assoggettare i sacerdoti a nuovo esame, fu riapprovato il 7 settembre 1588.

1583, 20 maggio — L’abate Giacomo Rudo in «Valle pizetti» visita la chiesa di S. Barbara. Questa ha un altare consacrato ed una campana. Nella chiesa di S. Giacomo trova due altari. La cura ha 300 anime di Comunione.

1595, 17 luglio — Il vicario abaziale Placido Quintiliano, pievano di Tolmezzo e arcidiacono della Carnia, ascendendo da S. Giorgio, presso la villa di Valpizet e Magnilins visitò la cappella di S. Barbara con un altare. Vi vide una pianeta di damasco con croci di velluto verde ecc. un’altra di panno verde ecc. un calice d’argento dorato con piede di rame. Il suo reddito annuo è di L. 22 e soldi 2.
Nella chiesa di S. Giacomo, sull’altare di S. Giacomo è il tabernacolo, nel quale vide una coppa di rame dorata ed in questa un vasetto d’argento nel quale era riposto il Ss. Corpo di Cristo.
Vide pure un’altra capsula o scatoletta d’argento dorata nella quale portasi il Sacramento dell’Eucarestia agli infermi; tre croci di rame dorate sull'altare. Trovò indegno il battistero di pietra e comandò se ne facesse uno nuovo. — Tra altro vide pure un calice d’argento dorato, altri due calici d’argento dorati ma col piede di rame pure dorato. — una pianeta di velluto rosso con croci d’ormesino rosso ornale di filo d’oro, un'altra di damasco con croci di velluto verde, una terza bianca di fustagno con croci di tela rossa variate di filo nero, una quarta di tela intessuta con filo rosso e nero, quattro camici, quattro amiti, quattro cingoli, — un turibolo d’oricalco, due stendardi o gonfaloni, due campane sulla torre. — Il reddito annuo della chiesa è di lire 61, «et ha prati et campi quali sono goduti dal campanaro per le sue fatiche».
La chiesa di S. Barbara ha L. 22 di reddito ed un prato del valore di L. 31. — La cappella di S. Nicolò un reddito annuo di L. 18. — Il beneficio è di 80 pesinali di frumento e segala, L. 40 in denaro, e la casa di abitazione. — Nella cura sono anime 300 circa.
Il 19 luglio tornando da Sappada, Forno, Frasseneto, Collina il vicario visita S. Nicolò di Vuezis con un altare. Vi trova una croce di rame dorata, un calice d'argento con patena dorata, una pianeta di damasco verde ornata di cordelle d'oro ecc., due camici, 2 amitti, due cingoli, — due croci, un gonfalone vecchio, un turibolo d’oricalco, una campana sul tetto.
Nella villa di Grag visitò una cappella eretta dal defunto Ser Antonio Grag per divozione. Questa cappella è governata dai figli di lui come eredi. Ha un calice d’argento dorato con patena ed un corporale, una pianeta di fustagno bianca e rossa intessuta con filo nero, un camice, un amitto, un cingolo.

1600, 5 aprile — Il vicario generale di Moggio concede a P. Sebastiano della Pietra di recarsi a Roma pel Giubileo. — Dopo il 1602 non troviamo più P. Sebastiano.

1615, 23 maggio — Il suddetto vicario visita le chiese di Vuezzis e di Val pezet.

Dal 3 giugno 1618 al 4 giugno 1623 è curato P. Luigi Paulutto da Gemona.

Col 1623 comincia P. Liberale Dominici del Comelico.

Il 23 luglio 1626 — L’abate Agostino Morosini, arcivescovo di Damasco, trovandosi in Moggio, lo cita a comparire per iscolparsi non sappiamo di che.

1642, 25 maggio — Il padre Angelico Petricelli Domenicano, mandato dal priore dei convento di S. Pietro Martire di Udine, istituisce la Scola o Confraternita di Ss. Rosario in Rigolato.

1651, 22 maggio — Muore P. Liberale in casa propria all’età di 58 anni.
Il 4 giugno gli uomini delle ville eleggono P. Daniele Monch già cappellano di S. Osualdo di Sauris. Il 6 luglio vien approvato dal patriarca, il 20 novembre dal vicario abaziale. Compiuto il triennio non volle fare la consueta rinunzia, onde il 5 luglio il popolo ricorse al vicario di Moggio. Anch’egli ricorre il 9 luglio contro tale consuetudine. — Il vicario decide che la debba osservare ma rinunziando in mano dell’abate o di chi per esso. Per questa volta però lo assolve da tale obbligo e dalle spese del ricorso.
Ma poi il 18 ottobre gli impone di rinunziare sotto pena di L. 25 e della sospensione a divinis. I parrocchiani erano riusciti a spuntarla su questo punto al quale ci tenevano tanto.

1663, 19 settembre — Il Cancelliere dell'abbazia di Moggio, enumerando le pievi e cappellanie ad essa soggette nello stato veneto, annovera anche il «Cappellano Curato di Regulato» fra i «condotti a tempo dalli loro Comuni... alle quali Cappellanie così in questo (del Ferro) come nel Canal di Gorto in Cargna et nella Patria di Friuli vengono dalli Communi nominati li loro Cappellani Curati, et presentati a mons. R.mo Vicario Vice Gerente di mons. Ill.mo e Rev. Abbate per quel tempo di condotta che sodisfa alli medesimi Communi, et non ad vitam, come il tutto si può vedere dall’Investiture antiche et moderne esistenti nell’archivio di questa Rev.ma Abbatia» (V.).

1668, P. Daniele Monco è fra proposti candidati per l’elezione ad arcidiacono di Gorto. Questa col consenso (non si sa perché) del cardinale abate di Moggio ha da esser fatta dal consiglio dei capitani minori in base ai voti delle singole ville del Quartiere, (not. G. Gonano. P. N. U.). Il Monco non fu eletto. Forse gli elettori s’eran ricordati della sua riluttanza contro la rinunzia triennale.
In questo stesso anno egli con altri sette sacerdoti soggetti a Moggio vien multato di una marca perché non vi è intervenuto né alla dedicazione né a S. Gallo. (V.).

1670, 22 ottobre — L’arcidiacono Daniele Carlevariis insta davanti al patriarca che essendo il caso di formar esami et altro sopra dispense nelle ville sotto il suo Arcidiaconato, devano secondo il solito esser ad esso dirette le lettere dell’officio e non alli curati.
Il 16 novembre a ciò si oppone P. Daniele Monco curato di Rigolato. (Bini).

1679, 27 settembre — Per ordine del Magistrato alla sanità i merighi delle ville notificano quali de’ loro abitanti si trovano fuor di patria in paesi imperiali.
Di Magnanins e Valpicetto sono 6 in Baviera, 7 in Germania, 7 in Austria, 2 in Istria — 22.
Di Rigolato uno (?) in Baviera, 30 (?) in Austria — 31.
Di Ludaria 37 in Germania.
Di Givigliana 4 in Baviera. 8 in Austria — 12.
Di Vuezis e Stalis son fuori 5. — Totale 107 uomini.
Forse non garbò ai merighi il dover dare questa relazione e perciò la stesero secca e non precisa quanto ai paesi nei quali trovavansi i loro.
Pre Daniele Monco scrive ne’ registri canonici fino al 23 agosto 1679.

In suo luogo venne nominalo P. Giovanni Benvenuta, ma non sappiamo da chi né come. Il 2 agosto 1681 Gio Batta di Corte di Rigolato si presenta alla cancelleria abbaziale in Udine e protesta a nome delle Comunità del Quartiere contro la nullità della fatta elezione di P. Giovanni Benvenuta in curato delle loro Ville. Sorse litigio fra P. Giovanni e le ville. — Intanto resse la parrocchia quale economo P. Felice Fabris da Tolmezzo, che morì economo il 24 decernbre 1686 a 35 anni, e gli successe come economo P. Giacomo Vidale (de Antoni).

1687, 31 luglio — All’esame di concorso pre Giovanni Benve­nuta non viene approvato; Giacomo Vidale da Magnanins sì. E questi fu eletto dalle ville il 2 Maggio 1688 ed approvato dell’abate Cardinal Giovanni Delfino patriarca d’Aquileia il 10 maggio 1688. (V.).

1699, 17 luglio — Giovanni Delfino Patriarca concede licenza «al Comune et Huomini della villa di Ludaria di sopra.... che col consenso dal B. Parroco del loco et senza alcun minimo pregiudicio del jus Parrocchiale possi a sue proprie spese fabricar una Chiesola in vicinanza del Capitello ouer Ancona della Beata Vergine del Rovolo sotto la sudetta invocatione...».

1701, 13 ottobre — Ducale di concessione della repubblica di erigerla.

1703, 26 luglio — Benedizione della nuova chiesetta.

Nel 1717 il sig. Biagio quondam Francesco de Corte col sig. Lorenzo Volumar suo compagno fondò la chiesa di S. Maria Stella di Cassadorno, la quale venne per la prima volta ufficiata il 27 settembre (secondo altra fonte il 23 ottobre) 1721. — Il 25 agosto 1730 il detto sig. Biagio assegnava un capitale di fiorini 1200 in dote per la celebrazione di 62 Messe annue, e pel mantenimento della chiesa terreni.

Don Giacomo Vidale di Nicolò (Magnanins, 30.11.1654-28.3.1728)
Don Giacomo Vidale di Nicolò (Magnanins, 30.11.1654-28.3.1728), prima economo (1686-1688) e poi parroco di Rigolato (1688-1728), protonotario apostolico (il più elevato dei titoli onorifici prelatizi).

1728, 28 marzo — Muore il parroco Vidale, che era anche Protonotario Apostolico. Gli uomini delle ville il 19 luglio 1728 domandano una proroga di un mese alla nomina del parroco per la difficoltà di trovare sacerdoti adatti e conoscitori della lingua tedesca. Il vicario abbaziale concede la proroga fin al 28 agosto, e richiesto ne accorda poi una seconda fin al 29 settembre. — Intanto reggeva la parrocchia come economo P. Gio Carlo Candotto da Lungis.

1728, 17 settembre, vien eletto P. Antonio Venchiarutto da Osoppo, che il 24 ottobre è approvata dal patriarca e il domani investito dall’abate.

1729, 24 marzo — Daniele Delfino patriarca eletto ed abbate di Moggio ad istanza del cameraro e governatori della Pieve intima ai curali di Monaio, Rigolato e Sigiletto di dover (in pena di marche tre e sospensione a divinis) recarsi come di consuetudine ab immemorabili nel sabbato santo ad assistere alla benedizione del fonte battesimale e dei ceri pasquali (c. Pieve).

1737, 25 luglio — P. Antonio Venchiarutto rinunzia, ed il 1o set­tembre i capifamiglia eleggono P. Nicolò Uezil da Ludaria figlio di Giacomo oriundo da Colza. Il patriarca lo approva il 3 decembre e quale abbate di Moggio gli dà l’investitura nel domani.

1741, 14 luglio — I) Luogotenente della Patria del Friuli dichiara che la confraternita della Beata Vergine e di S. Anna di Ludaria e quella del Ss. Rosario di Rigolato son esentati dal presentare i loro libri e carte per la revisione (arch. par.) — Ciò indica che esse non possedevano beni immobili nè capitali.

1752, 25 maggio — Il parroco Vuezl fa testamento e lega fiorini 300 alla confraternita del Rosario, 200 a quella del Ss. Sacramento, 150 alla cappella della Beata Vergine di Ludaria, 15 a S. Nicolò di Vuezis, 10 a S. Pietro di Givigliana, 10 alla B. V. di Gracco, 10 a S. Barbara di Valpiceto.
Ordina che «sia fatto un altare in onore, e Gloria del Ss. Bambino nella medesima Parochial Chiesa consimile a quello della B. V. del Rosario in cui sia entro il vetro colocato il Bambino medesimo».
Lega pure fiorini 1000 per la fondazione d’una mansioneria in Ludaria.
(Le Messe annue da celebrarsi dal mansionario dovean esser 320, il suo stipendio 800 lire venete).
Fra parecchi altri con questo testamento beneficati è anche Fra Giacomo, Eremita di S. Giorgio.
Il 27 maggio il parroco morì a soli 48 anni. P. Nicolò Venchiarutti, suo cooperatore e da lui designato per primo mansionario di Ludaria, resse la parrocchiale qual economo, ed il 28 luglio il popolo eleggeva curato P. Pasquale Ermacora da Ronchi Monfalcone, che il 12 agosto fu approvato dal patriarca-abate.

1765, 19 maggio — muore P. Pasquale, ed il 6 giugno vien eletto P. Gio Batta Gusetto da Magnanins, già cappellano di Rigolato. Il 21 giugno il patriarca lo approva.

Giovanni Giuseppe Cappellari (Rigolato, 14 dicembre 1772 – Vicenza, 7 febbraio 1860)
Giovanni Giuseppe Cappellari (Rigolato, 14 dicembre 1772 – Vicenza, 7 febbraio 1860), Vescovo di Vicenza (1832-1860), rettore dell'Università di Padova (1817-1818) [immagine tratta da wikipedia].

Il 14 decembre 1772 nacque in Rigolato nella casa materna dal notaio Osualdo di Pesariis e da Maddalena Gusetti Gio Giuseppe Capellari, che può dirsi la maggior gloria di Rigolato. Cominciati gli studi all'università di Salisburgo, continuatili e compiuti nel seminario di Udine, ordinato sacerdote nel 1796, fu successivamente pre­fetto generale dei chierici, maestro di S. Scrittura, Storia ecclesiastica, Teologia dogmatica, rettore del seminario nel 1812, professore di Teologia morale all’università di Padova nel 1815 benché non peranco laureato, nel 1818 Rettore Magnifico, canonico nel 1822, ve­scovo di Vicenza nel 1832, uomo di profondo e versatile ingegno, di larga e sodissima scienza, di prudenza, zelo e carità anzi munificenza tali da farlo meritatamente annoverare fra i più grandi vescovi di quel tempo. Jacopo Cabianca e Fedele Lampertico, nell’Illustrazione del Lombardo Veneto edita da Cesare Cantù nel 1861 scrivendo de’ vescovi di Vicenza e lodandone i migliori per sapere e carità, di lui dissero:

Ma tutti vedemmo in dottrina e carità superati dal testé defunto Cappellai, emulo del Borromeo e del Barbarigo, e la cui pietà durerà perpetua nell'ingente fabbrica del nuovo Seminario, ove diede a conoscere quanto possa un vastissimo concepire di mente secondato da larghezza di cuore.

Statua di Giovanni Giuseppe Cappellari (Rigolato, 14 dicembre 1772 – Vicenza, 7 febbraio 1860)
Statua del vescovo Cappellari nel Seminario maggiore di Vicenza [Foto di Claudio Gioseffi - Opera propria, CC BY-SA 4.0].

Morì il 7 febbraio 1860. E, come sempre avea amato di grande amore e beneficata la chiesa del suo paese natio, così la beneficò colla sua ultima volontà e ricordossi anche di tutte le chiesette che le fanno corona, è quanto di meglio ha in paramenti e calici la parrocchia è dono suo.
E quest’uomo, quando ragazzo fu avviato alla scuola, visse nella canonica del parroco Gusetti, sotto la direzione sua applicossi allo studio della teologia dogmatica. Onde è da credersi che gran parte abbia avuto il Gusetti nella formazione di un tanto uomo. E questi dimostrò sempre verso di lui grande venerazione e gratitudine.
Nel 1780 il Gusetti compare ne' registri canonici col titolo di Arcidiacono di Gorto, ed anche altri documenti nostri glielo danno.
Sarebbe pazzia il supporre che di proprio arbitrio se lo attribuisse, che ne esercitasse le funzioni, che (come per intesa) per tale lo chiamasse e lo trattasse il clero gortano. Necessariamente quindi devesi credere che tal nome e carica avesse ricevuto dall’autorità superiore diocesana, sola legitima nel dar tali titoli e cariche. Dunque l’arcidiaconato di Gorto, giudicato scaduto colla soppressione dell’abbazia di Moggio (1777), era stato legitimamente ripristinato, e come tale fu mantenuto fino a non molti anni fa, quando si nominò un vi­cario foraneo senza dargli l’antico nome d’arcidiacono.

1773, 23 giugno — Il capitale dote della mansioneria di Cassadorno è fissato in fiorini 5000 e le messe annue saranno 234. — Il capitale stesso fu consegnato «al sig. Paolo Canziani cittadino e negoziante nella regia città vecchia di Praga.... assicurato sul fondo e signoria di Hoskau». — Ed il 26 marzo 1778 l’arcivescovo approva l’istituzione della mansioneria su queste basi.
Dappoi il capitale «fu levato per conto sovrano» e posto in carta sul Banco di Vienna e ridotto a fiorini 2500; se si deve credere ad una informazione dell’amministratore Candido e dell’amministratore ecclesiastico De Crignis. Ma secondo altro documento il Candido avrebbe ricevuta una cartella obbligatoria del Banco di Vienna per fiorini 5469,26 per S. Maria Stella di Cassadorno.

1781, 6 aprile — Gli amministratori della Pieve ottengono dall’autorità civile che ordini ai curati del Canal di Gorto, cioè di S. Giorgio, S. Cianciano, S. Giacomo, S. Gio Battista. S. Marco, S. Margherita. S. Martino di Cercivento che come il solito debbano andare personalmente alla detta Pieve il sabato santo alla benedizione del cero pasquale e del battistero, ricevendo gli olii santi come furono sempre soliti e non osino fare in tal dì nessuna di dette funzioni nelle loro chiese, ed in caso di disobbedienza lo spettabile vicario li faccia citare davanti all’Eccellente Consiglio de' Quaranta.
In quest'ultimo richiamo si volle inchiudere, non comprendiamo perché, anche Sappada e Cercivento che non consta fossero mai tenuti a venir alla Pieve almeno da quando ebbero sacerdote proprio.

1791, 13 aprile — Il papa Pio VIo concede ad septennium indulgenza plenaria a chi visita la chiesa di S. Giacomo di Rigolato in due giorni da designarsi dall'ordinario.

1808, 4 decembre — Giuseppe fu Giovanni Gracco lascia 8527 lire italiane «affinché sia condotto un sacerdote che istruisca negli elementi la gioventù secondo il piano delle discipline presenti», cooperi al parroco nel ministero e celebri la messa nelle feste di precetto a comodo della popolazione.
«Sarà obbligo del Sacerdote d’insegnare una volta per settimana, p. es. il Giovedì la Dottrina Cristiana ai scolari, ed ogni giorno dopo la scuola reciterà un Pater ed un Ave secondo l’intenzione del Fondatore, e la Salve Regina, una volta per settimana il Rosario con li Scuolari avanti la Beata Vergine del Rosario, e la Domenica per cinque sei minuti farà la spiegazione del Santo Vangelo alla Messa prima».
Così la bella istituzione dei vangelini nelle messe lette festive, la quale passa per una geniale trovata dello zelo dei moderni, veniva ordinata oltre un secolo fa da un Carno e laico per giunta.

1811, 1o novembre — Giovanni fu Nicolò Gracco, nipote del fondatore della precettoria si offre di esborsare al comune il capitale legato e gli interessi perché la scuola cominci subito.
In questi anni, cioè nel quinquennio 1809-1814 la rendita complessiva delle chiese di questa cura fu — per la parrocchiale di L. 1570.50; chiesa di Gracco L. 59.10; di Vuezis 64.51; di Valpiceto 57.30; di Givigliana 46.08.

Il 26 settembre 1816 moriva l’arcidiacono Gusetti a circa 78 anni. Furon successivamente economi P. Gio Battista Gonano di Osais e P. Leonardo d’Agaro da Ludaria.
Lo stesso anno 1816 fu eletto P. Giovanni Rodolfi da Moggio, di 29 anni. Durò fino al 1828, e rinunziò essendo stato nominato Arciprete della sua patria, ove morì il 27 febbraio 1835.

1828, 26 giugno viene istituito parroco P. Odorico da Pozzo, nato in Maranzanis il 29 ottobre 1799 da famiglia che diede alla chiesa parecchi sacerdoti di bei talenti e di grande zelo. Era stato ordinato sacerdote nel 1825 e il rettore del seminario attestava di lui che aveva riportate «classificazioni eminenti in tutti i rami d’insegnamento».

1834, 16 maggio — Il parroco domanda autorizzazione a benedire il terreno che formerà l'ampliamento del cimitero parrocchiale, appena sarà chiuso da muro; essendo l’aggiunta più estesa del cimitero vecchio, ove per l’angustia non si può più seppellire.

1834, 31 decembre — Il vescovo Lodi concede si faccia l'esposizione del Ss. Sacramento in ciascun giorno dell’ottavario del Ss. Nome di Gesù. — Non concede ai visitanti l’indulgenza di 40 giorni, essendovi già l'indulgenza plenaria.

1838, 6 decembre - P. Daniele Gusetti di Magnanins, beneficiato nell’ospitale di Pfaffenhofen (Baviera), con suo testamento odierno lascia fiorini 800 per una mansioneria in Valpiceto.
Alla morte del testatore la Baviera si trattenne per diritto di albinaggio due quarti della somma da devolversi uno per la scuola, uno pei poveri.
Il numero delle Messe avrebbe dovuto essere di 208. Ridotto il capitale a metà, s’imposero 120 Messe. — La Mansionaria fu regolarmente istituita il 30 gennaio 1853. Primo mansionario fu P. Daniele Tavoschi da Clavais. secondo P. Giacomo De Caneva da Liariis.
Per mala amministrazione non sussiste più. — Il mansionario dovrà anche coadiuvare il parroco.

1845, 8 luglio — Il vicario capitolare Mons. Darù concede di «asportare dalla Capelletta esistente nel bosco vicino a Cassadorno la pietra sacra ed il ritratto di S. Antonio onde non restino sepolti sotto le rovine della crollante Capelletta, come del pari accorda che i materiali della medesima, atteso che non fu consacrata, possano convertirsi all’uopo in usi profani».
Trattasi della cappellatta di S. Antonio poco distante dalla chiesa di Cassadorno. Non si sa quando questa cappella sia stata fondata.

1849, 15 agosto — Anche la chiesa di Cassadorno «era in disordine tale che si riteneva di momento in momento che crolasse». Fu riparata alla meglio. Adesso si sta restaurandola a dovere, ed il lavoro è già a buon punto.

1851, 13 marzo, muore il parroco Da Pozzo, e viene economo P. Leopoldo Polo da Forni di Sotto.

Pietro Gortani di Gio Domenico (Cabia 11.2.1821 - Rigolato 11.7.1899)
Pietro Gortani di Gio Domenico (Cabia 11.2.1821 - Rigolato 11.7.1899), cappellano (1849-1851) e poi parroco di Rigolato (1851-1899).

1851, 7 luglio, i comizii de' capifamiglia eleggono parroco P. Pietro Gortani, nato in Cabia il dì 14 febbraio 1821, e già qui come cappellano maestro.

1864, 22 settembre — L’arcivescovo concede si costruisca una orchestra col capitale a ciò disposto fin dal 25 settembre dal benefattore Giuseppe Gracco, il quale avea legato L. 1280 per questa, per riparazioni al tetto del campanile e per l'ampiamento della sacrestia.
Il parroco Candido, colpito da acciacchi che gli rendevano malagevole e talora impossibile l’ascendere alla parrocchiale, nel 1890 ottenne l’autorizzazione a celebrare in canonica e dovette provvedersi d’un sacerdote, il quale lo surrogasse nelle sacre funzioni ed assistenza ai malati. Moriva li 11 luglio 1899 e fu lodato specialmente per la sua grande semplicità di costumi.
Fino all’ottobre funse da economo il cappellano maestro Don Taboga.

Il dì 8 decembre 1901 prendeva solenne possesso della parrocchia il nostro P. Giuseppe Simonitti. È nato in Socchieve il 30 decembre 1873 dal sig. Valentino e dalla sig. Maria De Candido. Il padre era semplice maestro elementare, ma persona colta e (ciò che più vale) cristiano ottimo e tutto intento al bene del prossimo.
P. Giuseppe, cresciuto e educato in famiglia squisitamente religiosa, dotato di quella franchezza che era vanto dei Carni, fu e resta caro a quanti galantuomini lo conoscano. Dato per prefetto disciplinare alla camerata dei chierici maggiori nel seminario si mostrò sempre alieno da tutte quelle arti che fanno far carriera ai mediocri e peggio. Mandato a Rigolato fu a lungo riluttante al sobbarcarsi alle responsabilità dell’ufficio di parroco. Costrettovi obbedì. Come abbia fin qui retta la sua diletta parrocchia non diremo perché è troppo noto e per non parer adulatori.
Ma facciamo voto che il Signore ce lo conservi anni molti pel bene di Rigolato e per consolazione nostra.

Cooperatori parrocchiali e cappellani maestri in Rigolato

1 1650 P. Gervaso Crignis
2 1699 P. Giacomo Pacanus
3 1713 1726 P. Giacomo Monch
4 1730 P. Antonio Braulinese da Avasinis
5 1752 P. Nicolò Venchiarutti (da Osopo?)
6 1747 1753 P. Antonio Pellegrina
7 1755 1756 P. Giuseppe Antonio Misdariis (da Liariis?)
7b 1763 1765 P. Gio Batta Gussetti da Magnanins, poi parroco
8 1767 P. Raimondo Agarinis
9 1769 ✝1807 P. Gio Battista Malagnini da Amaro, m. di Cassadorno
10 1773 ✝1830 P. Leonardo d’agaro da Ludaria mans. di S. Maria del Rovolo
11 1778 P. Gio Batta Vidale da Rigolato, poi parr. di Sappada
12 1777 P. Pietro Antonio Candido da Ludaria
13 1792 P. Gio Batta Bruseschi da Pesariis
14 1796 P. Leonardo Prodorutti da Amaro
15 1797 P. Daniele Gussetti (nipote dell’arcidiacono)
16 1803 P. Gregorio Giorgessi da Avausa, mans. di Givigliana
17 1804 P. Giuseppe Travano da Trava, poi preposito di S. Pietro canonico di Cividale
18 1827 P. Gio Batta de Giudici, mans. di Givigliana
19 1834 P. Felice Tavoschi da Comeglians
20 1836 1837 P. Lenardo Mario da Preone
21 1840 P. Valentino Gonano da Pesariis, mans. di Givigliana
22 1840 P. Giacomo Crosilla da Liariis, mans. di Givigliana
23 1841 1843 P. Mattia Krotter da Sapada
24 1849 1851 P. Pietro Gortani da Cabia, 1851 eletto parroco
25 1852 1853 P. Canziano Galiziani da Prato
26 1853 P. Giovanni Gressani, capp. maestro
27 1858 P. Valentino Schiaulini da Forni di Sopra, cap. maestro
28 1861 1871 P. Osualdo de Colle da Chiassis cap. maestro
29 1873 ✝1882 P. Celestino Deotti da Vergegnis capp. maestro
30 1883 1885 P. Giacomo Urbani da Avasinis capp. maestro
31 1885 1892 P. Francesco Castellani da Gemona, poi parroco di Pradamano
32 1891 1892 P. Celestino Soravito da Liariis, coadiutore domestico, poi redentorista
33 1892 1898 P. Giuseppe Giorgis da Mione, coad. dom., — parroco di Sopraponti ora di Raveo
34 1892 1899 P. Eugenio Taboga da Colloredo Montalbano capp. mae­stro — poi prof. nel semin., parroco di Mels
35 1898 P. Orazio Scaini da Varmo, coad. dom.
36 1898 1899 P. Giovanni Bressan da Alesso coad. dom.
37 1902 1907 P. Pacifico Belfio da Forgaria, ora abate di Moggio
38 1907 1914 P. Enrico Madussi, poi proposito di S. Pietro, ora arciprete di Sacile

Mansionari di Givigliana

Questa Mansioneria fu voluta dalla vicinia di Givigliana con delibera del 12 agosto 1760, ed approvata dall’autorità ecclesiastica nel 1760 e quindi anche dalla civile.

1 1768 ✝1800 P. Giacomo Gortana da Givigliana
2 1798 1800 P. Antonio Lena di Fusea
3 1802 1806 P. Gregorio Giorgessi da Avausa
4 1806 1809 P. Giuseppe Facci da Sezza
1812 1816 P. Gregorio Giorgessi suddetto
1816 ✝1825 P. Antonio Lena suddetto
5 1828 P. Gio Batta di Giudici da Cazzaso
6 1831 1833 P. Pietro Sellenati da Sutrio
7 1834 1835 P. Daniele Movia da Fresis
8 1836 1837 P. Gregorio Busolini da Fusea
9 1840 1842 P. Valentino Gonano da Pesariis
10 1845 1850 P. Luigi Benedetti da Ampezzo
11 1850 1852 P. Gio Batta Vidoni da Forgaria
12 1852 P. Vito de Caneva da Liariis
13 1856 P. Serafino Cappellari da Forni di Sopra
14 1859 1861 P. Carlo Mazzolini da Fusea, morto arciprete di Sacile
15 1861 P. Gio Batta Machin da Pesariis
16 1861 P. Pietro Beorchia da Trava
17 1863 ✝1867 P. Giacomo Crosilla da Liariis
18 1867 P. Angelo Federicis da Rive d’Arcano
19 1867 1879 P. Lorenzo da Grach da Povolaro
20 1879 1880 P. Sebastiano Badino da Mortegliano
21 1881 1884 P. Vincenzo Deotti da Verzegnis
22 1887 P. Antonio Troiero da Sauris
23 1888 ✝1898 P. Giacomo Marzona da Verzegnis
24 1898 1908 P. Luigi della Savia da Rivolto
25 1912 1923 P. Pietro Cella da Cadunea
26 1923 P. Pietro della Pietra da Calgaretto, mans. di Collina e ff. di mans. di Givigliana

Un po' di statistica

Fra le carte della Pieve trovansi anche note delle candele che dalla chiesa distribuivansi alle famiglie delle cure soggette.

Così possiamo sapere quante eran queste in parecchi degli anni dal 1633 al 1682.

Valpiceto con Magnanins dal 1633 al 1645 contava 22 famiglie, dal 1652 al 1655 fam. 23, dal 1659 al 1671 fam. 24 e riscendeva a 23 nel 1882.

Rigolato con Cassadorno 24 nel 1633 e 1635, 23 nel 1645, 26 nel 1652, 30 dal 1655 al 1670, tornava a 26 nel 1671 e 1682.

Ludaria 21 dal 1633 al 1645, 24 nel 1652, 27 nel 1655, 28 dal 1659 al 1671 e ridiscende a 24 nel 1682.

Uezis con Stalis e Givigliana ne ha 21 nel 1633, poi 19 fino al 1645, 22 nel 1652 e 1655, 24 dai 1659 al 1671 e torna a 22 nel 1682.

Complessivamente dunque aveansi 88 famiglie nel 1633, 86 nel 1635, 85 dal 42 al 45, si ascendeva a 95 nel 1652, a 102 nel 1655, a 106 dal 1659 al 1671 e si tornava a 95 nel 1682.

Nel 1681 la cifra ascende a 121. Ma chissà che non fosse una gherminetta per ottenere candele in più presentando cifre esagerale?

Una relazione ufficiale del curato dà per tutta la parrocchia nel 1672 uomini di comunione 183, donne 235, picciolini 199, — totale 617. Nel 1779: vecchi 26, uomini 238, donne d’ogni età 406, fanciulli 116, preti 5, — totale 791. Anime 800 contavasi nel 1783, 813 nel 1816.

Nel 1862 la parrocchia contava 1347 anime, nel 1882 n’aveva 1772 e (stando alla novissima Guida della Carnia) nel 1921 gli abitanti erano 2444.

Questo è quel poco che abbiamo potuto cavare dai documenti scritti a noi noti.

Ma non possiamo tacere d’un altro documento, il quale non riguarda Rigolato solo, sì bene tutti i nostri popoli, e non è scritto in carta ma nella vita stessa dei popoli. Intendiamo parlare della civiltà, dell’unica vera che è il cristianesimo. Per noi innanzi tutto la Civiltà consiste nella cognizione e pratica della giustizia e della carità rispetto a tutti. Le facili comunicazioni, i commerci, le arti belle e meccaniche, le sempre maggiori comodità della vita son bellissime e desiderabilissime cose; ma non bastano, anzi lasciano un gran vuoto nella vita ove non si conoscano o non si pratichino l’onestà sotto ogni rapporto e la carità. — A taluno questo nostro dire saprà di predica e ne riderà. Non ne ride né può riderne chi un poco conosca i tempi passati e comprenda i vicini a noi ed il presente. — Del resto il ridere dei leggeri non ci trattiene dal dir il vero.

Ora la retta idea del giusto e dell’onesto, il sentimento della carità furon portati e piantati tra noi da quei primi apostoli, che vennero a far conoscere il vero Dio e la sua volontà e il dovere della giustizia con tutti e dell’amor di tutti. Primi eroi della civiltà furono quei sacerdoti, i quali sfidarono le persecuzioni ufficiali dell’impero romano e le ire dei popoli ciechi nel loro paganesimo, ed imperterriti insegnarono il bene fino a che interi condussero i popoli stessi a Cristo, fino a che da barbari li fecero mutati in giusti, pacifici, amorevoli. Eroi (sia pure in minor grado il più delle volte) quei sacerdoti che con tutta la loro scienza e carità affaticarono per trattener le genti nella retta via, istruendo, ammonendo, esponendosi a persecuzioni personali; quelli che col sapere e colla condotta intemerata contribuirono massimamente nel far sì che non s’infiltrassero nella nostra gente gli errori ed orrori del protestantesimo; quelli che in tutti i tempi difesero il sentimento religioso, l’onestà intera di fronte a prepotenti e scandalosi che non mancarono nemmeno nei tempi passati.

Abbondavano nei nostri paeselli le anime schiette, scrupolose nella giustizia, larghe nella carità, affatto aliene dal dar un disgusto a chicchessia. Eran quelli che in tutto ascoltavano il sacerdote, erano i civili della civiltà di Cristo, il documento vivente dei meriti del sacerdozio.

E, se c'è ancora qualche anima bella, allegra di quell’allegria piena e candida che rendeva sì allegri i nostri paeselli gortani, è l’anima di chi ancora crede e pratica quanto insegnò Cristo e continua ad insegnare il prete.

Appendice

Quest’opuscolo dovea comparire il dì della festa. Arriva in ritardo, a festa passata, ma poiché quello fu sì bel giorno per Rigolato, è doveroso dirne qui qualche cosa.

Fu una sorpresa per D. Giuseppe. Avea subodorato che i colleghi di Gorto e qualche altro amico avean deciso di non lasciargli passare al tutto liscio il 25° d’ingresso; ma se li aspettava in altro dì «a roseai una cueste» e a fargli un po’ di chiasso, di quel chiasso che non sanno trattenersi dal fare le anime aperte ignare e nemiche delle etichette, delle pose, della diplomazia, quando in buon numero si trovano assieme.

Fu il Comitato (D. Paolo Valle) a preparare e concretare la trappola. Striscio murali inneggianti al Parroco, invito al popolo pel concorso alla chiesa furon nel pomeriggio dell’otto fatti affiggere da amici di Rigolato; onde il povero D. Giuseppe si trovò senza saperlo messo al muro e senza via d'uscita.

Alle 6 lo sparo di mortaretti fa rimbombare la pittoresca vallata, poi le campane la riempiono del loro dolce suono e quindi replicano i rimbombi.

Alla prima messa alle otto un buon numero di fedeli s’accosta alla Communione pel suo Pastore. Tutta la parrocchia si mette a festa, si improvvisano due bellissimi archi trionfali.

D. Giuseppe deve rassegnarsi alla formazione d’un lungo corteo di colleghi ed amici ed a passare così in trionfo in mezzo il suo popolo.

Guidati dai maestri precedono il corteo gli alunni delle scuole colle bandiere, lo segue una fiumana di gente su per la pittoresca salita alla parrocchiale. Questa in un attimo è piena, zeppa fin all'ultimo cantuccio. All'entrar del corteo la clape dei preti giovani cantori della Carnia canta il Tu es sacerdos, indi segue la messa con accompagnamento d'armonium. Don Giorgis, parroco d'Ovaro, dice al popolo ed al Pastore parole bellissime per la circostanza.

Alle due pomeridiane si fa la funzione Eucaristica solenne di ringraziamento.

Alla fine del pranzo (anch'esso improvvisato perché non aspettato) si legge il telegramma: «Parroco Simonitti, Rigolato. Occasione Giubileo ministero Parrocchiale V. S., Santo Padre imparte benedizione implorata. — Card. Gasparri.»

E quest’ altro:
«Parroco Simonitti, Rigolato, — Venticinquesimo parrocchialità fervidamente zelanti invio cordiale riconoscente benedizione auguri nuove benemerenze. — Rossi Arcivescovo.»

Questo telegramma è venticinque anni di storia fulgida per Rigolato.

Scrissero lettere di congratulazione e auguri e benedicendo Mons. Luigi Pelizzo arcivescovo di Damiata, già nostro vice rettore e professore del seminario. — i nostri vescovi carnici Mons. De Santa di Sessa Aurunca e Mons. Paulini di Concordia, — Mons. Luigi Cossio di Loreto, condiscepolo di D. Giuseppe.

Scrisse anche il novello monsignore Basilio Durigon di Magnanins e parecchi altri impediti del venire, e chissà quante altre lettere e telegrammi si sarebbero ricevuti, se il Comitato avesse fatto conoscere il suo progetto ai tanti amici del Friuli e della Slavia.

Ma a tutto questo forse taluno darà poco o nessun valore e dirà che è un mutuo ed interessato incensarsi di preti.

Ma così non dici tu, popolo libero e franco di Rigolato; tu che vedesti improntati nella faccia de' colleghi ed amici del tuo Parroco non l’interesse o la finzione ma la piena stima ed il grande amore per lui; tu che in quel dì ben tre volte tutta empisti la tua spaziosa chiesa a pregare col tuo Pastore e per te e per lui, a domandare a Gesù che ti conservi ancora molti anni il tuo «Parroco che tanto ha fatto e fa pel bene di grandi e piccoli» tu che tutto unanime mostrasti in quel dì di saper riconoscere la vera virtù e di stimarla e di amare l’uomo aperto e tutto buono.